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Il Vangelo apocrifo di Maria

Il Vangelo apocrifo di Maria

…la materia sarà distrutta, oppure no? Il Salvatore disse: “Tutte le nature, tutte le formazioni, tutte le creazioni sussistono l’una nell’altra e l’una con l’altra, e saranno nuovamente dissolte nelle proprie radici. Poiché la natura della materia si dissolve soltanto nelle radici della sua natura”.

Pietro gli disse: Giacché ci hai spiegato ogni cosa, spiegaci anche questo. Che cosa è il peccato del mondo?”. Il Salvatore rispose: “Non vi è alcun peccato. Siete voi, invece, che fate il peccato allorché compite azioni che sono della stessa natura dell’adulterio, che è detto il peccato”.

“Per questo motivo il bene venne in mezzo a voi, nell’ essenza di ogni natura per restituirla alla sua radice” . E proseguì dicendo: “Per questo vi ammalate e morite, perché voi amate ciò che è ingannevole, ciò che vi ingannerà. Chi può comprendere, comprenda”

“La materia diede origine a una passione senza uguali, che procedette da qualcosa che è contro natura. Ne venne allora un disordine in tutto il corpo. Per questo motivo vi dissi: Fatevi coraggio! Se siete afflitti, fatevi coraggio, in presenza delle molteplici forme della natura”.

“La pace sia con voi! Abbiate la mia pace! State all’erta che nessuno vi inganni con le parole: Vedete qui o Vedete là. Il Figlio dell’uomo è infatti dentro di voi. Seguitelo! Chi lo cerca lo trova”.

“Andate, dunque, e predicate il Vangelo del Regno. Non ho emanato alcun precetto all’infuori di quello che vi ho stabilito. Né vi ho dato alcuna legge come un legislatore, affinché non avvenga che siate da essa costretti”.

“Come possiamo andare dai gentili e predicare loro il Vangelo del Regno del Figlio dell’uomo? Se essi non risparmiarono lui, come saremo risparmiati noi?” S’alzò allora Maria, li salutò tutti, e disse ai suoi fratelli: ” Non piangete, non siate malinconici, e neppure indecisi. La sua grazia sarà per intero con voi e vi proteggerà. Lodiamo piuttosto la sua grandezza, giacché egli ci ha preparati e fatti uomini”

Pietro disse a Maria: “Sorella, noi sappiamo che il Salvatore ti amava più delle altre donne. Comunicaci le parole del Salvatore che tu ricordi, quelle che tu conosci, ma non noi; quelle che noi non abbiamo neppure udito”. Maria rispose e disse: “Quello che a voi è nascosto, io ve lo comunicherò”.

“Io”, disse Maria, vidi il Signore in una visione, e gli dissi: “Signore, oggi ti ho visto in una visione”. Egli mi rispose e disse: “Beata, tu che non hai vacillato alla mia vista. Là, infatti, ove è la mente, quivi è il tesoro”. Io gli dissi: “Signore, adesso dimmi: colui che vede la visione, la vede attraverso l’anima oppure attraverso lo spirito?”

“Il Salvatore rispose e disse: “Egli non vede attraverso l’anima, né attraverso lo spirito, ma la mente, che si trova tra i due, è quella che vede la visione e…”.

” … E la bramosia disse: “Non ti ho vista quando sei discesa, ora invece ti vedo mentre sali in alto. Come mai, dunque, tu mi menti dal momento che mi appartieni?”. L’anima rispose: “Io ti ho veduta, mentre tu non mi hai né vista né conosciuta. Io ti facevo da vestito, ma non mi hai riconosciuta”. Ciò detto, ella se ne andò via allegra e gioiosa.

“Andò poi dalla terza potenza che si chiama ignoranza. Questa domandò all’anima: “Dove Vai? Sei stata presa nella malignità, ma sei stata presa. Non giudicare!”. L’anima disse: “Perché mi giudichi, mentre io non ho giudicato? Io sono stata presa, sebbene io non abbia preso. Non sono stata riconosciuta. Ma io ho riconosciuto che il tutto è stato disciolto, sia le cose e nature terrestri sia le celesti”.

“Dopo che l’anima ebbe lasciato dietro di sé la terza potenza, salì in alto e vide la quarta potenza. Essa aveva sette forme. La prima è l’oscurità; la seconda è la bramosia; la terza è l’ignoranza; la quarta è l’emozione della morte; la quinta è il regno della carne; la sesta è la stolta saggezza della carne; la settima è la sapienza stizzosa. Queste sono le sette potenze dell’ira.

“Esse domandarono all’anima: “Da dove vieni, assassina degli uomini? Dove sei incamminata, superatrice degli spazi?”. L’anima rispose e disse; “Ciò che mi lega è stato ucciso, ciò che mi circonda è stato messo da parte, la mia bramosia è annientata e la mia ignoranza è morta. In un mondo sono stata sciolta da un mondo, in un typos da un typos superiore, dalla catena dell’oblio, che è passeggera. D’ora in poi io raggiungerò, in silenzio, il riposo del tempo, del momento, dell’eone”

Ma Andrea replicò e disse ai fratelli: “Dite che cosa pensate di quanto ella ha detto. Io, almeno, non credo che il Salvatore abbia detto ciò. Queste dottrine, infatti, sono sicuramente insegnamenti diversi”.

Riguardo a queste stesse cose parlò anche Pietro. Egli li interrogò in merito al Salvatore: “Ha egli forse parlato realmente in segreto e non apertamente a una donna, senza che noi lo sapessimo? Ci dobbiamo ricredere tutti e ascoltare lei? Forse egli l’ha anteposta a noi?”,

Maria allora pianse e disse a Pietro: “Pietro, fratello mio, che cosa credi dunque? Credi tu che io l’abbia inventato in cuor mio, o che io menta riguardo al Salvatore?”.

Levi replicò a Pietro dicendo: “Tu sei sempre irruente, Pietro! Ora io vedo che ti scagli contro la donna come fanno gli avversari. Se il Salvatore l’ha resa degna, chi sei tu che la respingi? Non v’è dubbio, il Salvatore la conosce bene. Per questo amava lei più di noi. Dobbiamo piuttosto vergognarci, rivestirci dell’uomo perfetto, formarci come egli ci ha ordinato, e annunziare il Vangelo senza emanare né un ulteriore comandamento, né un’ulteriore legge, all’infuori di quanto ci disse il Salvatore”.

Quando Levi ebbe detto ciò, essi presero ad andare per annunziare e predicare.

Il Protovangelo di Giacomo

Protovangelo di Giacomo

[1.1] Secondo le storie delle dodici tribù di Israele c’era un certo Gioacchino, uomo estremamente ricco. Le sue offerte le faceva doppie, dicendo: “Quanto per me è superfluo, sarà per tutto il popolo, e quanto è dovuto per la remissione dei miei peccati, sarà per il Signore, quale espiazione in mio favore”.

[1.2] Giunse il gran giorno del Signore e i figli di Israele offrivano le loro offerte. Davanti a lui si presentò Ruben, affermando: “Non tocca a te offrire per primo le tue offerte, poiché in Israele non hai avuto alcuna discendenza”.

[1.3] Gioacchino ne restò fortemente rattristato e andò ai registri delle dodici tribù del popolo, dicendo: “Voglio consultare i registri delle dodici tribù di Israele per vedere se sono io solo che non ho avuto posterità in Israele”. Cercò, e trovò che, in Israele, tutti i giusti avevano avuto posterità. Si ricordò allora del patriarca Abramo al quale, nell’ultimo suo giorno, Dio aveva dato un figlio, Isacco.

[1.4] Gioacchino ne restò assai rattristato e non si fece più vedere da sua moglie. Si ritirò nel deserto, vi piantò la tenda e digiunò quaranta giorni e quaranta notti, dicendo tra s‚: “Non scenderò n‚ per cibo, n‚ per bevanda, fino a quando il Signore non mi abbia visitato: la mia preghiera sarà per me cibo e bevanda”.

[2.1] Ma sua moglie innalzava due lamentazioni e si sfogava in due pianti, dicendo: “Piangerò la mia vedovanza e piangerò la mia sterilità”.

[2.2] Venne il gran giorno del Signore, e Giuditta, sua serva le disse: “Fino a quando avvilisci tu l’anima tua; Ecco, è giunto il gran giorno del Signore e non ti è lecito essere in cordoglio. Prendi invece questa fascia per il capo che mi ha dato la signora del lavoro: a me non è lecito cingerla perché io sono serva e perché ha un’impronta regale”.

[2.3] Ma Anna rispose: “Allontanati da me. Io non faccio queste cose. Dio mi ha umiliata molto. Forse è un tristo che te l’ha data, e tu sei venuta a farmi partecipare al tuo peccato”. Replicò Giuditta: “Quale imprecazione potrò mai mandarti affinché il Signore che ha chiuso il tuo ventre, non ti dia frutto in Israele?”. Anna si afflisse molto.

[2.4] Si spogliò delle sue vesti di lutto, si lavò il capo, indossò le sue vesti di sposa e verso l’ora nona scese a passeggiare in giardino. Vedendo un alloro, si sedette ai suoi piedi e supplicò il Padrone, dicendo: “O Dio dei nostri padri, benedicimi e ascolta la mia preghiera, come hai benedetto il ventre di Sara, dandole un figlio, Isacco”.

[3.1] Guardando fisso verso il cielo, vide, nell’alloro, un nido di passeri, e compose in se stessa una lamentazione, dicendo: “Ahimé! chi mi ha generato? qual ventre mi ha partorito? Sono infatti diventata una maledizione davanti ai figli di Israele, sono stata insultata e mi hanno scacciata con scherno dal tempio del Signore.

[3.2] Ahimé! a chi somiglio io mai? Non somiglio agli uccelli del cielo, poiché anche gli uccelli del cielo sono fecondi dinanzi a te, Signore. Ahimé! a chi somiglio io mai? Non somiglio alle bestie della terra, poiché anche le bestie della terra sono feconde dinanzi a te, Signore. Ahimé! a chi somiglio io mai?

[3.3] Non somiglio a queste acque, poiché anche queste acque sono feconde dinanzi a te, o Signore. Ahimé! a chi somiglio io mai? Non somiglio certo a questa terra, poiché anche questa terra porta i suoi frutti secondo le stagioni e ti benedice, o Signore”.

[4.1] Ecco, un angelo del Signore le apparve, dicendole: “Anna, Anna! Il Signore ha esaudito la tua preghiera; tu concepirai e partorirai. Si parlerà in tutta la terra della tua discendenza”. Anna rispose: “(Com’è vero che) il Signore, mio Dio, vive, se io partorirò, si tratti di maschio o di femmina, l’offrirò in voto al Signore mio Dio, e lo servirà per tutti i giorni della sua vita”.

[4.2] Ed ecco che vennero due angeli per dirle: “Tuo marito Gioacchino sta tornando con i suoi armenti”. Un angelo del Signore era infatti disceso da lui per dirgli: “Gioacchino, Gioacchino! Il Signore ha esaudito la tua insistente preghiera. Scendi di qui. Ecco, infatti, che Anna, tua moglie, concepirà nel suo ventre”.

[4.3] Gioacchino scese, e mandò a chiamare i suoi pastori, dicendo: “Portatemi qui dieci agnelli senza macchia e senza difetto: saranno per il Signore, mio Dio. Portatemi anche dodici vitelli teneri: saranno per i sacerdoti e per il consiglio degli anziani; e anche cento capretti per tutto il popolo”.

[4.4] Ed ecco che Gioacchino giunse con i suoi armenti. Anna se ne stava sulla porta, e vedendo venire Gioacchino, gli corse incontro e gli si appese al collo, esclamando: “Ora so che il Signore Iddio mi ha benedetta molto. Ecco, infatti, la vedova non più vedova, e la sterile concepirà nel ventre”. Il primo giorno Gioacchino si riposò in casa sua.

[5.1] Il giorno seguente presentò le sue offerte, dicendo tra s‚: “Se il Signore Iddio mi è propizio, me lo indicherà la lamina del sacerdote”. Nel presentare le sue offerte, Gioacchino guardò la lamina del sacerdote. Quando questi salì sull’altare del Signore, Gioacchino non scorse in s‚ peccato alcuno, ed esclamò: “Ora so che il Signore mi è propizio e mi ha rimesso tutti i peccati”. Scese dunque dal tempio del Signore giustificato, e tornò a casa sua.

[5.2] Si compirono intanto i mesi di lei. Nel nono mese Anna partorì e domandò alla levatrice: “Che cosa ho partorito?”. Questa rispose: “Una bambina”. “In questo giorno”, disse Anna, “è stata magnificata l’anima mia”, e pose la bambina a giacere. Quando furono compiuti i giorni, Anna si purificò, diede poi la poppa alla bambina e le impose il nome Maria.

[6.1] La bambina si fortificava di giorno in giorno e, quando raggiunse l’età di sei mesi, sua madre la pose per terra per provare se stava diritta. Ed essa, fatti sette passi, tornò in grembo a lei che la riprese, dicendo: “(Com’è vero che) vive il Signore mio Dio, non camminerai su questa terra fino a quando non ti condurrò nel tempio del Signore”. Così, nella camera sua fece un santuario e attraverso le sue mani non lasciava passare nulla di profano e di impuro. A trastullarla chiamò le figlie senza macchia degli Ebrei.

[6.2] Quando la bambina compì l’anno, Gioacchino fece un gran convito: invitò i sacerdoti, gli scribi, il consiglio degli anziani e tutto il popolo di Israele. Gioacchino presentò allora la bambina ai sacerdoti, i quali la benedissero, dicendo: “O Dio dei nostri padri, benedici questa bambina e dà a lei un nome rinomato in eterno in tutte le generazioni”. E tutto il popolo esclamò: “Così sia, così sia! Amen”. La presentò anche ai sommi sacerdoti, i quali la benedissero, dicendo: “O Dio delle sublimità, guarda questa bambina e benedicila con l’ultima benedizione, quella che non ha altre dopo di sé”.

[6.3] Poi la madre la portò via nel santuario della sua camera, e le diede la poppa. Anna innalzò quindi un cantico al Signore Iddio, dicendo: “Canterò un cantico al Signore, Dio mio, poiché mi ha visitato e ha tolto da me quello che per i miei nemici era un obbrobrio: il Signore, infatti, mi ha dato un frutto di giustizia, unico e molteplice dinanzi a lui. Chi mai annunzierà ai figli di Ruben che Anna allatta? Ascoltate, ascoltate, voi, dodici tribù di Israele: Anna allatta!”. La pose a giacere nel santuario della sua camera e uscì per servire loro a tavola. Terminato il banchetto, se ne partirono pieni di allegria, glorificando il Dio di Israele.

[7.1] Per la bambina passavano intanto i mesi. Giunta che fu l’età di due anni, Gioacchino disse a Anna: “Per mantenere la promessa fatta, conduciamola al tempio del Signore, affinché il Padrone non mandi contro di noi e la nostra offerta riesca sgradita”. Anna rispose: “Aspettiamo il terzo anno, affinché la bambina non cerchi poi il padre e la madre”. Gioacchino rispose: “Aspettiamo”.

[7.2] Quando la bambina compì i tre anni, Gioacchino disse: “Chiamate le figlie senza macchia degli Ebrei: ognuna prenda una fiaccola accesa e la tenga accesa affinché la bambina non si volti indietro e il suo cuore non sia attratto fuori del tempio del Signore”. Quelle fecero così fino a che furono salite nel tempio del Signore. Il sacerdote l’accolse e, baciatala, la benedisse esclamando: “Il Signore ha magnificato il tuo nome in tutte le generazioni. Nell’ultimo giorno, il Signore manifesterà in te ai figli di Israele la sua redenzione”.

[7.3] La fece poi sedere sul terzo gradino dell’altare, e il Signore Iddio la rivestì di grazia; ed ella danzò con i suoi piedi e tutta la casa di Israele prese a volerle bene.

[8.1] I suoi genitori scesero ammirati e lodarono il Padrone Iddio perché la bambina non s’era voltata indietro. Maria era allevata nel tempio del Signore come una colomba, e riceveva il vitto per mano di un angelo.

[8.2] Quando compì dodici anni, si tenne un consiglio di sacerdoti; dicevano: “Ecco che Maria è giunta all’età di dodici anni nel tempio del Signore. Adesso che faremo di lei affinché non contamini il tempio del Signore?”. Dissero dunque al sommo sacerdote: “Tu stai presso l’altare del Signore: entra e prega a suo riguardo. Faremo quello che il Signore ti manifesterà”

[8.3] Indossato il manto dai dodici sonagli, il sommo sacerdote entrò nel santo dei santi e pregò a riguardo di Maria. Ed ecco che gli apparve un angelo del Signore, dicendogli: “Zaccaria, Zaccaria! Esci e raduna tutti i vedovi del popolo. Ognuno porti un bastone: sarà la moglie di colui che il Signore designerà per mezzo di un segno”. Uscirono i banditori per tutta la regione della Giudea, echeggiò la tromba del Signore e tutti corsero.

[9.1] Gettata l’ascia, Giuseppe uscì per raggiungerli. Riunitisi, andarono dal sommo sacerdote, portando i bastoni. Presi i bastoni di tutti, entrò nel tempio a pregare. Finita la preghiera, prese i bastoni, uscì e li restituì loro; ma in essi non v’era alcun segno. Giuseppe prese l’ultimo bastone: ed ecco che una colomba uscì dal suo bastone e volò sul capo di Giuseppe. Il sacerdote disse allora a Giuseppe: “Tu sei stato eletto a ricevere in custodia la vergine del Signore”.

[9.2] Ma Giuseppe si oppose, dicendo: “Ho figli e sono vecchio, mentre lei è una ragazza. Non vorrei diventare oggetto di scherno per i figli di Israele”. Il sacerdote però rispose a Giuseppe: “Temi il Signore tuo Dio, e ricorda che cosa ha fatto Dio a Datan, a Abiron e a Core, come si sia spaccata la terra e siano stati inghiottiti a causa della loro opposizione. Ora, temi, Giuseppe, che non debba accadere altrettanto in casa tua”.

[9.3] Giuseppe, intimorito, la ricevette in custodia. Giuseppe disse a Maria: “Ti ho ricevuta dal tempio del Signore e ora ti lascio in casa mia. Me ne vado a eseguire le mie costruzioni e dopo tornerò da te: il Signore ti custodirà”.

[10.1] Ci fu un consiglio dei sacerdoti, e dissero: “Facciamo una tenda per il tempio del Signore”. Il sacerdote disse: “Chiamatemi delle vergini senza macchia della tribù di David”. I ministri andarono, cercarono, e trovarono sette vergini. Il sacerdote si ricordò della fanciulla Maria, dato che era della tribù di David e senza macchia davanti a Dio. I ministri andarono e la condussero.

[10.2] Le introdussero poi nel tempio del Signore, e il sacerdote disse: “Su, tirate a sorte chi filerà l’oro, l’amianto, il bisso, la seta, il giacinto, lo scarlatto e la porpora genuina”. A Maria toccò la porpora genuina e lo scarlatto: li prese e se ne ritornò a casa sua. In quel tempo Zaccaria diventò muto: fino a quando Zaccaria riparlò, il suo posto fu preso da Samuele. Maria, preso lo scarlatto, lo filava.

[11.1] Presa la brocca, uscì a attingere acqua. Ed ecco una voce che diceva: “Gioisci, piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu tra le donne”. Essa guardava intorno, a destra e a sinistra, donde venisse la voce. Tutta tremante se ne andò a casa, posò la brocca e, presa la porpora, si sedette sul suo scanno e filava.

[11.2] Ed ecco un angelo del Signore si presentò dinanzi a lei, dicendo: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia davanti al Padrone di tutte le cose, e concepirai per la sua parola”. Ma essa, all’udire ciò rimase perplessa, pensando: “Dovrò io concepire per opera del Signore Iddio vivente, e partorire poi come ogni donna partorisce?”.

[11.3] L’angelo del Signore, disse: “Non così, Maria! Ti coprirà, infatti, con la sua ombra, la potenza del Signore. Perciò l’essere santo che nascerà da te sarà chiamato Figlio dell’Altissimo. Gli imporrai il nome Gesù, poiché salverà il suo popolo dai suoi peccati”. Maria rispose: “Ecco l’ancella del Signore davanti a lui. Mi avvenga secondo la tua parola”.

[12.1] Lavorò la porpora e lo scarlatto, e li portò al sacerdote. E il sacerdote la benedisse, dicendo: “Il Signore Iddio ha magnificato il tuo nome, Maria, e sarai benedetta in tutte le generazioni della terra”.

[12.2] Maria si rallegrò e andò da Elisabetta sua parente: picchiò all’uscio. Udito che ebbe, Elisabetta gettò via lo scarlatto, corse alla porta e aprì: veduta Maria, la benedisse, dicendo: “Donde a me questo dono, che venga da me la madre del mio Signore? Ecco, infatti, che colui che è in me ha saltellato e ti ha benedetta”.

[12.3] Ora Maria aveva dimenticato i misteri dei quali le aveva parlato l’arcangelo Gabriele, e guardò fisso in cielo esclamando: “Chi sono io, Signore, che tutte le generazioni della terra mi benedicano?”. Passò tre mesi presso Elisabetta, e di giorno in giorno il suo ventre ingrossava; Maria, allora, impauritasi, tornò a casa sua e si nascose dai figli di Israele. Quando avvennero questi misteri, lei aveva sedici anni.

[13.1] Quando giunse per lei il sesto mese, ecco che Giuseppe tornò dalle sue costruzioni e, entrato in casa, la trovò incinta. Allora si picchiò il viso, si gettò a terra sul sacco e pianse amaramente, dicendo: “Con quale faccia guarderò il Signore, Dio mio? Che preghiera innalzerò io per questa ragazza? L’ho infatti ricevuta vergine dal tempio del Signore, e non l’ho custodita. Chi è che mi ha insidiato? Chi ha commesso questa disonestà in casa mia, contaminando la vergine? Si è forse ripetuta per me la storia di Adamo? Quando, infatti, Adamo era nell’ora della dossologia, venne il serpente, trovò Eva da sola e la sedusse: così è accaduto anche a me”.

[13.2] Giuseppe si alzò dal sacco, chiamò Maria e le disse: “Prediletta da Dio, perché hai fatto questo e ti sei dimenticata del Signore, tuo Dio? Perché hai avvilito l’anima tua, tu che sei stata allevata nel santo dei santi e ricevevi il cibo dalla mano d’un angelo?”.

[13.3] Essa pianse amaramente, dicendo: “Io sono pura e non conosco uomo”. Giuseppe le domandò: “Donde viene dunque ciò che è nel tuo ventre?”. Essa rispose: “(Come è vero che) vive il Signore, mio Dio, questo che è in me non so d’onde sia”.

[14.1] Giuseppe ebbe molta paura. Si appartò da lei riflettendo che cosa dovesse farne di lei. Giuseppe pensava: “Se nasconderò il suo errore, mi troverò a combattere con la legge del Signore; la denunzierei ai figli di Israele, ma temo che quello che è in lei provenga da un angelo, e in questo caso mi troverei a avere consegnato a giudizio di morte un sangue innocente. Dunque, che farò di lei? La rimanderò via di nascosto”. E così lo sorprese la notte.

[14.2] Ed ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore, dicendo: “Non temere per questa fanciulla. Quello, infatti, che è in lei proviene dallo Spirito santo. Partorirà un figlio al quale imporrai il nome Gesù, poiché salverà il suo popolo dai suoi peccati”. Giuseppe si levò dal sonno, glorificò il Dio di Israele che gli aveva concesso questo privilegio, e la custodì.

[15.1] Venne da lui lo scriba Annas e gli disse: “Perché non ti sei fatto vedere nel nostro consiglio?”. Giuseppe rispose: “Perché ero stanco del viaggio, e il primo giorno mi sono riposato”. E voltatosi, quello vide Maria incinta.

[15.2] Se ne andò allora di corsa dal sacerdote e gli disse: “Giuseppe, di cui tu sei garante, ha violato gravemente la legge”. Gli rispose il sacerdote: “Come sarebbe a dire?”. “La vergine che ha preso dal tempio, Ä rispose l’altro Ä l’ha contaminata. Ha carpito con frode le sue nozze, e non l’ha fatto sapere ai figli di Israele”. Rispose il sacerdote: “Giuseppe ha fatto questo?”. Disse lo scriba Annas: “Manda pure dei ministri, e troverai che la vergine è incinta” I ministri andarono, trovarono come egli aveva detto, e la condussero via al tribunale con Giuseppe.

[15.3] Il sacerdote disse: “Perché hai fatto questo, Maria? Perché hai avvilito la tua anima e ti sei dimenticata del Signore tuo Dio, tu che sei stata allevata nel santo dei santi e ricevevi il cibo dalla mano di un angelo, che hai udito gli inni sacri e hai danzato davanti a Lui? Perché hai fatto questo?”. Ma essa pianse amaramente, dicendo: “(Come è vero che) vive il Signore, mio Dio, io sono pura dinanzi a lui e non conosco uomo”.

[15.4] A Giuseppe disse il sacerdote: “Perché hai fatto questo?”. Giuseppe rispose: “(Come è vero che) vive il Signore, mio Dio, io sono puro a suo riguardo”. Disse il sacerdote: “Non dire falsità, dì la verità: hai carpito fraudolentemente le sue nozze e non l’hai fatto sapere ai figli di Israele; non hai chinato il capo sotto la mano potente affinché la tua discendenza fosse benedetta”.

[16.1] Il sacerdote disse: “Restituisci la vergine che hai ricevuto dal tempio del Signore”. Giuseppe versò allora calde lacrime. Il sacerdote proseguì: “Vi darò da bere l’acqua della prova del Signore che manifesterà ai vostri occhi i vostri peccati”.

[16.2] E presala, il sacerdote la fece bere a Giuseppe e lo mandò verso la collina: e tornò poi sano e salvo. La fece bere anche a Maria e la mandò verso la collina: e tornò sana e salva. E tutto il popolo si stupì che non fosse apparso in loro alcun peccato.

[16.3] Disse allora il sacerdote: “Il Signore non ha manifestato i vostri peccati. Neppure io vi giudico”. E li rimandò. Giuseppe riprese Maria e tornò pieno di gioia a casa sua glorificando il Dio di Israele.

[17.1] Venne un ordine dall’imperatore Augusto affinché si facesse il censimento di tutti gli abitanti di Betlemme della Giudea. Giuseppe pensò: “Io farò recensire tutti i miei figli; ma che farò con questa fanciulla? Come farla recensire? Come mia moglie? Mi vergogno. Come mia figlia? Ma, in Israele tutti sanno che non è mia figlia. Questo è il giorno del Signore, e il Signore farà secondo il suo beneplacito”.

[17.2] Sellò l’asino e vi fece sedere Maria: il figlio di lui tirava la bestia e Giuseppe li accompagnava. Giunti a tre miglia, Giuseppe si voltò e la vide triste; disse tra s‚: “Probabilmente quello che è in lei la travaglia”. Voltatosi nuovamente, vide che rideva. Allora le domandò: “Che cosa hai, Maria, che vedo il tuo viso ora sorridente e ora rattristato?”. Maria rispose a Giuseppe: “É perché vedo, con i miei occhi, due popoli: uno piange e fa cordoglio, l’altro è pieno di gioia e esulta”.

[17.3] Quando giunsero a metà strada, Maria gli disse: “Calami giù dall’asino, perché quello che è in me ha fretta di venire fuori”. La calò giù dall’asino e le disse: “Dove posso condurti per mettere al riparo il tuo pudore? Il luogo, infatti, è deserto”.

[18.1] Trovò quivi una grotta: ve la condusse, lasciò presso di lei i suoi figli e uscì a cercare una ostetrica ebrea nella regione di Betlemme.

[18.2] Io, Giuseppe, camminavo e non camminavo. Guardai nell’aria e vidi l’aria colpita da stupore; guardai verso la volta del cielo e la vidi ferma, e immobili gli uccelli del cielo; guardai sulla terra e vidi un vaso giacente e degli operai coricati con le mani nel vaso: ma quelli che masticavano non masticavano, quelli che prendevano su il cibo non l’alzavano dal vaso, quelli che lo stavano portando alla bocca non lo portavano; i visi di tutti erano rivolti a guardare in alto.

[18.3] Ecco delle pecore spinte innanzi che invece stavano ferme: il pastore alzò la mano per percuoterle, ma la sua mano restò per aria. Guardai la corrente del fiume e vidi le bocche dei capretti poggiate sull’acqua, ma non bevevano. Poi, in un istante, tutte le cose ripresero il loro corso.

[19.1] Vidi una donna discendere dalla collina e mi disse: “Dove vai, uomo?”. Risposi: “Cerco una ostetrica ebrea”. E lei: “Sei di Israele?”. “Sì” le risposi. E lei proseguì: “E chi è che partorisce nella grotta?”. “La mia promessa sposa” le risposi. Mi domandò: “Non è tua moglie?”. Risposi: “É Maria, allevata nel tempio del Signore. Io l’ebbi in sorte per moglie, e non è mia moglie, bensì ha concepito per opera dello Spirito santo”. La ostetrica gli domandò: “É vero questo?”. Giuseppe rispose: “Vieni e vedi”. E l’ostetrica andò con lui.

[19.2] Si fermarono al luogo della grotta ed ecco che una nube splendente copriva la grotta. La ostetrica disse: “Oggi è stata magnificata l’anima mia, perché i miei occhi hanno visto delle meraviglie e perché è nata la salvezza per Israele”. Subito dopo la nube si ritrasse dalla grotta, e nella grotta apparve una gran luce che gli occhi non potevano sopportare. Poco dopo quella luce andò dileguandosi fino a che apparve il bambino: venne e prese la poppa di Maria, sua madre. L’ostetrica esclamò: “Oggi è per me un gran giorno, perché ho visto questo nuovo miracolo”.

[19.3] Uscita dalla grotta l’ostetrica si incontrò con Salome, e le disse: “Salome, Salome! Ho un miracolo inaudito da raccontarti: una vergine ha partorito, ciò di cui non è capace la sua natura”. Rispose Salome: “(Come è vero che) vive il Signore, se non ci metto il dito e non esamino la sua natura, non crederò mai che una vergine abbia partorito”.

[20.1] Entrò l’ostetrica e disse a Maria: “Mettiti bene. Attorno a te, c’è, infatti, un non lieve contrasto”. Salome mise il suo dito nella natura di lei, e mandò un grido, dicendo: “Guai alla mia iniquità e alla mia incredulità, perché ho tentato il Dio vivo ed ecco che ora la mia mano si stacca da me, bruciata”.

[20.2] E piegò le ginocchia davanti al Signore, dicendo: “Dio dei miei padri, ricordati di me che sono stirpe di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Non fare di me un esempio per i figli di Israele, ma rendimi ai poveri. Tu, Padrone, sai, infatti, che nel tuo nome io compivo le mie cure, e la mia ricompensa la ricevevo da te”.

[20.3] Ed ecco apparirle un angelo del Signore, dicendole: “Salome, Salome! Il Signore ti ha esaudito: accosta la tua mano al bambino e prendilo su, e te ne verrà salute e gioia”.

[20.4] Salome si avvicinò e lo prese su, dicendo: “L’adorerò perché a Israele è nato un grande re”. E subito Salome fu guarita e uscì dalla grotta giustificata. Ed ecco una voce che diceva: “Salome, Salome! Non propalare le cose meravigliose che hai visto, sino a quando il ragazzo non sia entrato in Gerusalemme”.

[21.1] Poi Giuseppe si preparò a partire per la Giudea. In Betlemme della Giudea ci fu un grande trambusto, perché erano venuti dei magi che dicevano: “Dov’è il nato re dei Giudei? Abbiamo visto la sua stella nell’Oriente e siamo venuti ad adorarlo”.

[21.2] Udendo questo, Erode fu turbato e inviò dei ministri ai magi; mandò anche a chiamare i sommi sacerdoti e li interrogò, dicendo: “Come sta scritto a proposito del Cristo, dove deve nascere?”. Gli risposero: “In Betlemme della Giudea, perché così sta scritto”. E poi li rimandò. Interrogò anche i magi, dicendo: “Quale segno avete visto a proposito del re che è nato?”. I magi gli risposero: “Abbiamo visto una stella grandissima che splendeva tra queste stelle e le oscurava, tanto che le stelle non apparivano più. É così che noi abbiamo conosciuto che era nato un re a Israele, e siamo venuti per adorarlo”. “Andate e cercate”, disse Erode “e se troverete fatemelo sapere affinché anch’io venga a adorarlo”. I magi poi se ne andarono.

[21.3] Ed ecco che la stella che avevano visto nell’oriente li precedeva fino a che giunsero alla grotta, e si arrestò in cima alla grotta. I magi, visto il bambino con Maria sua madre, trassero fuori dei doni dalla loro bisaccia: oro, incenso e mirra.

[21.4] Essendo stati avvertiti da un angelo di non entrare nella Giudea, se ne tornarono al loro paese per un’altra via.

[22.1] Accortosi di essere stato giocato dai magi, Erode si adirò e mandò dei sicari, dicendo loro: “Ammazzate i bambini dai due anni in giù”.

[22.2] Maria, avendo sentito che si massacravano i bambini, prese il bambino, lo fasciò e lo pose in una mangiatoia di buoi.

[22.3] Anche Elisabetta, sentito che si cercava Giovanni, lo prese e salì sulla montagna guardandosi attorno, ove nasconderlo; ma non c’era alcun posto come nascondiglio. Elisabetta, allora, gemendo, disse a gran voce: “Monte di Dio, accogli una madre con il suo figlio”. Subito il monte si spaccò e l’accolse. E apparve per loro una luce, perché un angelo del Signore era con loro per custodirli.

[23.1] Erode, nel mentre, cercava Giovanni, e mandò dei ministri da Zaccaria, dicendo: “Dove hai nascosto tuo figlio?”. Rispose loro: “Io sono un pubblico ufficiale di Dio e dimoro costantemente nel tempio del Signore, non so dove sia mio figlio”.

[23.2] I ministri se ne ritornarono per riferire tutto ciò a Erode. Adiratosi, Erode disse loro: “É suo figlio colui che regnerà su Israele!”. Mandò, perciò, di nuovo da lui per dirgli: “Dì proprio la verità: dov’è tuo figlio? Sai bene che il tuo sangue sta sotto la mia mano”.

[23.3] Zaccaria rispose: “Se tu spargerai il mio sangue, io sarò un testimone di Dio. Il mio spirito sarà accolto dal Padrone, poiché tu spargerai sangue innocente nel vestibolo del tempio del Signore”. Allo spuntare del giorno, Zaccaria fu ucciso. I figli di Israele non sapevano che era stato ucciso.

[24.1] All’ora del saluto, i sacerdoti uscirono, ma Zaccaria non venne loro incontro, come di solito, con la benedizione. I sacerdoti stettero a aspettare Zaccaria per salutarlo nella preghiera e glorificare l’Altissimo.

[24.2] Ma, dato che tardava, tutti si intimorirono. Uno di loro si fece coraggio: entrò e vide presso l’altare del sangue coagulato e udì una voce che diceva: “Zaccaria è stato ucciso! Il suo sangue non sarà cancellato fino a quando non giungerà il suo vendicatore”. All’udire tali parole ebbe paura, e uscì per riferire ai sacerdoti.

[24.3] Questi si fecero coraggio, entrarono e videro quanto era accaduto: gemette la travatura del tempio, ed essi si strapparono le vesti dall’alto in basso. Non trovarono il suo corpo, trovarono invece il suo sangue pietrificato. Pieni di timore, uscirono e annunziarono a tutto il popolo che Zaccaria era stato ucciso. Lo vennero a sapere tutte le tribù del popolo, che lo piansero e fecero cordoglio per tre giorni e tre notti.

[24.4] Dopo i tre giorni, i sacerdoti deliberarono chi mettere al suo posto, e la sorte cadde su Simeone. Questo, infatti, era colui che era stato avvisato dallo Spirito santo che non avrebbe visto la morte fino a quando non avesse visto il Cristo nella carne.

[25.1] Alla morte di Erode, essendo sorto a Gerusalemme un trambusto, io Giacomo, che ho scritto questa storia, mi ritirai nel deserto, fino a quando cessò il trambusto a Gerusalemme, glorificando il Padrone Dio che mi ha concesso il dono e la saggezza per scrivere questa storia.

[25.2] La grazia sarà in coloro che temono il Signore nostro Gesù Cristo, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Il Vangelo di Filippo

Il Vangelo di Filippo

1.) Un Ebreo crea un Ebreo, e questo è chiamato così: “proselito”; ma un proselito non crea un proselito. Coloro che sono nella Verità sono come quelli e ne creano altri; ai secondi invece è sufficiente entrare nell’esistenza.

2.) Lo schiavo aspira soltanto ad essere libero, ma non aspira alle ricchezze del padrone. Il figlio invece non è soltanto figlio, ma si attribuisce l’eredità del padre.

3.) Coloro che ereditano da chi è morto sono essi stessi morti ed ereditano cose morte. Coloro che ereditano da chi è vivo sono essi stessi vivi ed ereditano le cose vive e le cose morte. Coloro che sono morti non ereditano nulla. Come potrebbe, infatti, ereditare un morto? Ma se colui che è morto eredita da chi è vivo. egli non morirà; anzi, il morto vivrà di nuovo.

4.) Un pagano non muore, perché egli non è mai vissuto, per dover morire. Colui che ha creduto nella Verità ha trovato la vita, e quest’uomo può correre il pericolo di morire, poiché è vivo.

5.) Dal giorno che il Cristo è venuto, il mondo è creato, le città adornate, e ciò che è morto è gettato via.

6.) Quando noi eravamo Ebrei eravamo orfani e avevamo soltanto nostra madre. Ma da quando siamo divenuti Cristiani abbiamo acquistato un padre e una madre.

7.) Coloro che seminano d’inverno raccolgono d’estate: l’inverno è il mondo, l’estate è l’altro eone. Seminiamo nel mondo per poter poi raccogliere in estate. Per questo motivo non conviene che durante l’inverno noi preghiamo: subito dopo l’inverno viene l’estate, e chi raccoglierà d’inverno non raccoglierà, ma racimolerà.

8.) Come uno è di questa maniera, così produrrà frutto. E questo non soltanto non verrà fuori nei giorni comuni, ma anche il Sabato sarà senza frutto.

9.) Il Cristo è venuto a riscattare alcuni, a liberare altri, a salvare altri. Quelli che erano stranieri egli li ha riscattati e li ha fatti suoi. Ed ha separato i suoi, quelli che ha costituito come pegno, secondo la sua volontà.
Non solo quando si è manifestato egli ha deposto la sua anima quando ha voluto, ma da che esiste il mondo, egli ha deposto la sua anima. E quando ha voluto, allora è venuto a riprenderla, poiché essa era stata lasciata come pegno. Era in mezzo a ladroni ed era stata tenuta prigioniera: egli l’ha riscattata e ha salvato i buoni nel mondo, e anche i cattivi.

10.) La luce e le tenebre, la vita e la morte, ciò che è a destra e ciò che è a sinistra, sono fratelli fra di loro: non è possibile separarli. Per questo motivo né i buoni sono buoni, né i cattivi sono cattivi, né la vita è vita, né la morte è morte. Perciò ciascuna cosa sarà distinta secondo l’origine del suo essere. Ma quelli che sono innalzati sopra il mondo sono indissolubili ed eterni.

11.) I nomi che vengono dati alle cose terrestri racchiudono un grande inganno, perché distolgono i cuori da concetti che sono autentici verso concetti che non sono autentici. Chi sente la parola “Dio” non intende ciò che è autentico, ma intende ciò che non è autentico. Così pure per “Padre” e “Figlio” e “Spirito Santo” e “Vita” e “Luce” e “Resurrezione” e “Chiesa” e tutti gli altri nomi non s’intende ciò che è autentico, ma s’intende ciò che non è autentico. A meno che non si sia venuti a conoscenza di ciò che è autentico, questi nomi sono nel mondo per ingannare. Se essi fossero nell’eone, non sarebbero nominati ogni giorno nel mondo e non sarebbero mescolati tra le cose terrestri. Essi hanno la loro fine nell’eone.

12.) Un solo nome non è pronunciato nel mondo: il nome che il Padre ha dato al Figlio. Esso è al di sopra di tutto. È il nome di “Padre”, perché il Figlio non diventerebbe Padre se non avesse rivestito se stesso del nome di “Padre”. Questo nome. coloro che lo posseggono lo intendono in verità, ma non lo pronunciano. Invece coloro che non lo posseggono non lo intendono. Ma la Verità ha espresso dei nomi nel mondo a questo motivo: che non è possibile apprendere senza nomi. La Verità è unica e molteplice, e a nostro vantaggio, per insegnarci, per amore, quella Unica, attraverso molte.

13.) Gli arconti vollero ingannare l’uomo, perché essi videro che egli aveva la stessa origine di quelli che sono veramente buoni. Essi presero il nome delle cose che sono buone e lo diedero alle cose che non sono buone, per potere, per mezzo dei nomi, ingannare gli uomini e legarli alle cose che non sono buone. E poi, se essi fanno loro un favore, li allontanano da ciò che non è buono e li collocano in ciò che è buono, quello che essi conoscono. Perch’essi hanno deliberato di prendere l’uomo libero e fare di lui un loro schiavo, per sempre.

14.) Vi sono potenze che danno questo all’uomo non volendo che egli sia salvo, per poter diventare suoi dominatori. Perché se l’uomo è loro schiavo vengono fatti sacrifici e si offrono animali alle potenze. E ciò che essi hanno offerto è bensì vivo, ma dopo che l’hanno offerto muore. Quanto all’uomo, fu offerto morto a Dio, ed è vissuto.

15.) Prima della venuta del Cristo, non c’era pane nel mondo, così come nel paradiso, il luogo dov’era Adamo. C’erano molti alberi per il nutrimento degli animali, ma non c’era frumento per il nutrimento dell’uomo. L’uomo si nutriva come gli animali, ma quando venne Cristo, L’Uomo perfetto, portò il pane dal cielo affinché l’uomo potesse nutrirsi con un cibo da uomo.

16.) Gli arconti pensavano che fosse per la loro potenza e la loro volontà che gli uomini facevano tutto ciò che facevano, ma lo Spirito Santo preparava per essi ogni cosa in segreto, come egli voleva. Fu seminata dappertutto la Verità, quella che esiste fin da principio, e molti la videro mentre era seminata, ma pochi sono quelli che la vedono quando viene raccolta.

17.) Taluni hanno detto che Maria ha concepito dallo Spirito Santo. Essi sono in errore. Essi non sanno quello che dicono. Quando mai una donna ha concepito da una donna? Maria è la vergine che nessuna forza ha violato, e questo è un grande anatema per gli Ebrei, che sono gli apostoli e gli apostolici. Questa Vergine, che nessuna forza ha violato [...], e le Potenze si contaminano. E il Signore non avrebbe detto: “Mio Padre che è nei cieli,” se non avesse avuto un altro padre, ma avrebbe semplicemente detto: “Mio Padre”.

18.) Il Signore disse ai discepoli:”[....], entrate nella Casa del Padre, ma non prendete nulla nella Casa del Padre e non portate via nulla.

19.) “Gesù” è un nome segreto, “Cristo” è un nome manifesto. Infatti “Gesù” non esiste in nessuna lingua, tuttavia il suo nome è “Gesù”, come lo hanno chiamato. Quanto a “Cristo” il suo significato è “Messia” in siriaco e xxxxxxx in greco. Ad ogni modo, tutti gli altri lo chiamano secondo la lingua di ciascuno di loro. “Nazareno” è l’unica cosa che è stata rivelata di ciò che è sconosciuto.

20.) Cristo ha in se stesso tutte le qualità: è sia uomo, sia angelo, sia mistero, sia Padre.

21.) Coloro che dicono che il Signore prima è morto e poi è risuscitato, si sbagliano, perché egli prima è risuscitato e poi è morto. Se uno non consegue prima la resurrezione non morirà, perché “come è vero che Dio vive” egli sarà già morto.

22.) Nessuno nasconde un oggetto prezioso in un recipiente di grande valore, ma spesso tesori incalcolabili sono posti in un recipiente del valore di un asse. Cosi è per l’anima: essa è un oggetto prezioso ed è venuta a trovarsi in un corpo spregevole.

23.) Vi sono certuni che hanno paura di risuscitare nudi. Per questo essi vogliono risuscitare nella carne, e non sanno che quelli che portano la carne, proprio essi sono nudi. Quelli che spogliano se stessi fino ad essere nudi, non sono nudi. Né carne né sangue possono ereditare il Regno di Dio. Qual’è quello che non erediterà? Il corpo che noi abbiamo. Qual’è invece quello che erediterà? Quello di Gesù e il suo sangue. È per questo che egli ha detto: “Chi non mangerà la mia carne (Logos) e non berrà il mio sangue non ha la vita in se stesso”. E cosa sono queste cose? La sua carne è il Logos e il suo sangue è lo Spirito Santo (anima). Chi ha ricevuto queste cose ha cibo, bevanda e vestito. Io, poi, biasimo anche gli altri, quelli che dicono che non si risusciterà. Infatti ambedue sono in errore. Tu dici che la carne non risusciterà: dimmi allora che cosa risusciterà, affinché noi possiamo renderti onore. Tu dici che lo Spirito è dentro la carne, che c’è pure questa luce dentro la carne. Ma è il Logos, quest’altro che è nella carne! In questa carne (Logos) in cui Tutto esiste, bisogna dunque risuscitare.

24.) In questo mondo, quelli che indossano i vestiti (anime) sono superiori ai vestiti (corpo); nel Regno dei Cieli i vestiti (spirito) sono superiori a quelli che li indossano, per l’acqua ed il fuoco che purificano tutto il luogo.

25.) Ciò che è manifesto, lo è grazie a ciò che è manifesto; ciò che è nascosto, grazie a ciò che è nascosto. Ma vi sono certe cose nascoste che lo sono grazie a cose manifeste. C’è un’acqua nell’acqua ed un fuoco nel crisma.

26.) Gesù le ha portate tutte in segreto. Infatti non si era rivelato come era, ma si è rivelato come potevano vederlo. E cosi si è manifestato a tutti questi: si è manifestato come grande ai grandi, si è manifestato come piccolo ai piccoli, si è manifestato agli angeli come angelo e agli uomini come uomo. Per questo il suo Logos è rimasto nascosto a tutti. Taluni, invero, lo hanno visto, credendo di vedere se stessi. Ma quando è apparso, in gloria, ai suoi discepoli, sulla montagna, egli non era piccolo. È diventato grande, ma ha fatto grandi i suoi discepoli, perché fossero in grado di vederlo grande.
Egli ha detto quel giorno, nella preghiera di ringraziamento: “Tu che hai congiunto la Perfezione “la Luce “con lo Spirito Santo, congiungi gli angeli con noi, immagini.

27.) Non disprezzare l’Agnello, perché senza di lui non è possibile vedere la Porta del Regno. Nessuno potrà andare alla presenza del Re, se è nudo.

28.) L’Uomo celeste, molti sono i suoi figli, più che dell’Uomo terrestre. Se i figli di Adamo sono numerosi, per quanto ne muoiano, quanti di più sono i figli dell’Uomo perfetto che non muoiono mai, ma sono rigenerati in eterno!

29.) Il padre genera un figlio, ma il figlio non può generare un figlio, perché chi è stato generato non può generare. Il figlio acquista per sé soltanto fratelli, non figli.

30.) Tutti coloro che sono generati nel mondo sono generati dalla natura, gli altri dallo Spirito. Coloro che sono generati da questo gridano di là all’Uomo, perché si nutrono della promessa del Luogo in alto.

31.) Colui che si nutre dalla bocca, se di lì è uscito il Logos verbo di verità, dovrà essere nutrito dalla bocca, e diventare “perfetto”. Perché il perfetto diventa fecondo per mezzo di un bacio, e genera. Per questo motivo anche noi ci baciamo l’un l’altro, e concepiamo l’uno dall’altro, per opera della grazia che è in noi.

32.) Erano tre (Maria), che andavano sempre con il Signore: sua madre Maria, sua sorella, e la Maddalena, che è detta sua consorte. Infatti era “Maria”: sua sorella, sua madre e la sua consorte.

33.) “Padre” e “Figlio” sono nomi semplici, “Spirito Santo” è un nome duplice. Quelli sono in ogni luogo: essi sono in alto, essi sono in basso, essi sono nell’invisibile, essi sono in ciò che è manifesto. Lo Spirito Santo è in ciò che è manifesto, in basso, è nell’invisibile, in alto.

34.) I santi sono serviti dalle Potenze cattive. Infatti queste sono accecate dallo Spirito Santo, tanto che credono di servir l’uomo, mentre agiscono per i santi. Per questo motivo un giorno un discepolo domandò al Signore qualcosa riguardo al mondo ed egli rispose: “Domandalo a tua Madre ed ella ti darà qualcosa di diverso”.

35.) Gli apostoli dissero ai discepoli: “Possa ogni nostra offerta avere sale! “Essi chiamavano Sofia: “sale”. Senza di questo, nessuna offerta è accettabile.

36.) Ma Sofia è sterile, senza il Figlio. Per questo motivo essa è chiamata [...] sale. Il luogo in cui essi [...] alla loro maniera, è lo Spirito Santo. Perciò molti sono i suoi figli.

37.) Ciò che il padre ha, appartiene al figlio; e a questi “il figlio” per tutto il tempo è piccolo, non si affida quello che è suo. Ma quando diventa uomo, il padre gli dà tutto ciò che gli appartiene.

38.) Quelli che sono perduti, che lo Spirito genera, sono perduti anche per causa sua. Per questo, con il medesimo soffio, il fuoco si attizza e si spegne.

39.) Una cosa è Achamoth e un’altra cosa è Echmoth. Achamoth è semplicemente Sofia, mentre Echmoth è la Sofia della morte. È questa che conosce la morte, e che è chiamata piccola Sofia.

40.) Ci sono animali che sono soggetti all’uomo, come il vitello, l’asino, e altri di questo genere. Ce ne sono altri che non sono soggetti e vivono appartati in luoghi solitari. L’uomo lavora il campo con gli animali che gli sono soggetti, e con questo nutre se stesso e gli animali, tanto quelli che gli sono soggetti, quanto quelli che non gli sono soggetti. La stessa cosa è per l’Uomo perfetto. Egli lavora con le Potenze che gli sono soggette e prepara ogni cosa per l’Esistenza. Poiché in questo modo l’intero luogo è seminato, sia il buono che il cattivo, ciò che è destra e ciò che è a sinistra. Lo Spirito Santo raccoglie insieme e guida le Potenze soggette e non soggette, e quelle appartate. Perché, invero, esso [...] le riunisce, affinché [...].

41.) Adamo, se è stato formato, tu troverai che i suoi figli sono una eccellente fabbricazione. Se egli non è stato formato, ma generato, tu troverai che era eccellente il suo seme. Ora, ecco che egli è stato formato e generato. Che eccellenza è questa!

42.) Dapprima si è avuto l’adulterio, poi l’omicidio. Ed egli fu generato da adulterio, perché era figlio del serpente. Per questo divenne assassino, come era anche suo padre, e uccise il proprio fratello. Perché ogni associazione che si forma tra cose differenti l’una dall’altra è un adulterio.

43.) Dio è un tintore. Come le buone tinture, che si dicono genuine, muoiono con le cose che sono state tinte con esse, così è con le cose tinte da Dio: poiché le sue tinture sono immortali, esse diventano immortali grazie ai suoi colori. Ora Dio, ciò che immerge, lo immerge nell’acqua.

44.) Non è possibile che uno veda qualcuna delle realtà autentiche, a meno che non diventi come esse. La Verità non è come per l’uomo nel mondo: egli vede il sole, me non è il sole, e vede il cielo e la terra e tutte le altre cose, ma non sono per nulla quelli autentici.
Ma tu hai visto qualcuna delle cose del Luogo e sei divenuto di quelle. Tu hai visto lo Spirito e sei diventato Spirito. Tu hai visto Cristo e sei diventato Cristo. Tu hai visto il Padre e diventerai il Padre. Per questo, ora, tu vedi ogni cosa e non vedi te stesso. Ma ti vedrai nel Luogo, perché quello che tu vedi, lo diventerai.

45.) La Fede riceve, l’Amore dà. Nessuno può ricevere senza la fede, nessuno può dare senza l’amore. Per questo motivo, per poter ricevere, noi abbiamo la fede, ma anche allo scopo di poter dare con sincerità, poiché, se qualcuno non dà con amore, non ha alcun profitto da quello che ha dato.

46.) Colui che non ha ancora ricevuto il Signore è ancora un Ebreo.

47.) Gli apostoli che sono stati prima di noi l’hanno chiamato cosi: “Gesù Nazareno Cristo”. L’ultimo nome è “Cristo”, il primo è “Gesù”, quello in mezzo è “Nazareno”.
“Messia” ha due significati: tanto “Cristo” che “il limitato”.
“Gesù” in ebraico è: “la Redenzione”. “Nazara” è: “la Verità”. perciò “Nazareno” è “quello della Verità”.

48.) La perla, se è gettata nel fango, non diventa di minor pregio, né, se viene unta con olio di balsamo, diventa di maggior pregio, ma ha sempre valore agli occhi del suo proprietario. Cosi è per i figli di Dio: dovunque essi siano, essi hanno sempre valore agli occhi del loro Padre.

49.) Se tu dici: “Io sono un Giudeo, “nessuno si preoccuperà. Se tu dici: “Io sono Romano,” nessuno si sentirà scosso. Se tu dici: “Io sono un Greco, un barbaro, uno schiavo, un libero, ” nessuno si turberà. Se tu dici: “Io sono un Cristiano,” tutti si agiteranno.
Possa io ricevere questa designazione, che [...] non possono sopportare: cioè questo nome.

50.) Dio è un divoratore di uomini. Per questo l’uomo gli è immolato. Prima di immolare l’uomo gli si immolavano gli animali, perché non erano dei, quelli a cui si facevano sacrifici.

51.) I vasi di vetro e i vasi di terracotta sono fabbricati per mezzo del fuoco. Ma i vasi di vetro, se si rompono, vengono modellati di nuovo, perché provengono da un soffio. I vasi di terracotta, se si rompono, vengono distrutti, perché essi sono prodotti senza soffio.

52.) Un asino che girava una macina fece cento miglia, camminando. Quando fu slegato, trovò che era ancora nello stesso posto. Ci sono uomini che camminano molto e non avanzano affatto. Quando è venuta per loro la sera, essi non hanno visto né città, né villaggio, né creatura, né natura, e potenza e angelo. Invano, i miseri, si sono travagliati.

53.) L’eucaristia è Gesù; infatti in siriaco è chiamato Pharisatha, cioè: “colui che è steso”. Infatti Gesù è venuto a crocifiggere il mondo.

54.) Il Signore entrò nella tintoria di Levi. Prese settantadue colori e li versò nella tinozza. Li tirò fuori tutti bianchi e disse: “È cosi, invero, che il Figlio dell’uomo è venuto come tintore (lavaggio battesimale).

55.) La Sofia, che è chiamata sterile, è la madre degli angeli. La consorte di Cristo è Maria Maddalena. Il Signore amava Maria più di tutti i discepoli e la baciava spesso sulla bocca. Gli altri discepoli allora dissero: “Perché ami lei più di tutti noi? “Il Salvatore rispose e disse loro: “Perché, non amo voi tutti come lei?

56.) Un cieco e un uomo che vede, quando sono tutti e due nelle tenebre, non sono differenti l’uno dall’altro. Ma quando viene la luce, allora quello che vede vedrà la luce e quello che è cieco rimarrà nelle tenebre.

57) Il Signore ha detto: “Beato colui che era, prima di venire al mondo! Perché chi è, lo era e lo sarà.

58.) La superiorità dell’uomo non è manifesta, ma è nel segreto. Per questo egli è il signore degli animali che sono più forti di lui, che sono grandi secondo ciò che è manifesto e secondo ciò che è nascosto, ed è lui a dar loro il sostentamento. Infatti se l’uomo si separa da loro, essi si uccidono e si mordono tra di loro. Essi si sono divorati l’un l’altro finché non hanno trovato cibo. Ma ora hanno trovato cibo, perché l’uomo ha lavorato la terra.

59.) Se qualcuno scende nell’acqua e ne esce fuori senza aver ricevuto nulla e dice: “Io sono cristiano, “egli si è appropriato il nome; ma se egli riceve lo Spirito Santo, ha il dono del nome. Chi ha avuto il dono, non ne è più privato; ma chi se l’è appropriato, gli viene tolto.

60.) Questo è quanto succede per il matrimonio. Se qualcuno entra nell’esistenza per un mistero, il mistero del matrimonio e grande. Poiché senza di esso il mondo non sarebbe. Infatti la consistenza del mondo è l’uomo (emanazione divina), e la consistenza dell’uomo è il matrimonio (nel congiungimento spirituale). Abbiate presente l’accoppiamento immacolato, perché esso ha grande potenza. La sua immagine è nella congiunzione carnale.

61.) Tra gli spiriti impuri ve ne sono di maschili e di femminili. I maschili sono quelli che si congiungono alle anime che abitano in un corpo di femmina; i femminili sono quelli che si congiungono alle anime che sono in un corpo di uomo. Perché essi sono separati. E nessuno potrà loro sfuggire, quando essi lo posseggono, a meno che egli non riceva un potere maschile o femminile, cioè di sposo o di sposa. Ora, questo lo riceve in immagine dalla camera nuziale.
Quando le femmine sciocche vedono un maschio seduto da solo, balzano su di lui, scherzano con lui e lo seducono. Ugualmente gli uomini sciocchi, quando vedono una bella donna seduta da sola, la lusingano e le fanno pressione, perché desiderano possederla. Ma se essi vedono un uomo con la moglie, seduti vicino, le femmine non possono andare dall’uomo e gli uomini non possono andare dalla femmina. La stessa cosa è, se l’immagine e l’angelo si uniscono insieme (innalzamento spirituale): non c’è alcuna possibilità di andare verso l’uomo o verso la donna.
Colui che esce dal mondo non può più essere trattenuto, per essere stato nel mondo. È manifesto che egli si è elevato al di sopra dei desideri, della morte e della paura. Egli è il signore della natura, egli è superiore alla gelosia. Ma se queste cose ci sono, lo posseggono e lo soffocano. E come potrà essere in grado di sfuggire loro?
Spesso vengono di quelli che dicono: ” Noi siamo credenti ” per sfuggire agli spiriti impuri e ai demoni. Perché, se avessero ricevuto lo spirito santo, non ci sarebbero stati spiriti impuri che si congiungessero con loro.

62.) Non temere la carne e non amarla. Se la temi, essa ti dominerà. Se l’ami, essa ti divorerà e ti soffocherà.

63.) O si è nel mondo o nella resurrezione o nei luoghi intermedi. Purché non mi succeda di essere trovato in questi! In questo mondo c’è del buono e del cattivo. Quello che c’è di buono non è tutto buono, e quello che c’è di cattivo non è tutto cattivo. Ma oltre questo mondo c’è qualcosa di cattivo che è veramente cattivo, e cioè quello che si chiama l’ “Intermedio”. Esso è la morte. Mentre siamo in questo mondo, è necessario acquistare per noi la resurrezione, cosicché, quando ci spogliamo della carne, possiamo essere trovati nella Quiete (beatitudine celeste) e non andiamo errando nell’Intermedio. Vi sono molti, infatti, che si smarriscono durante il cammino. Ed è bene, pertanto, uscire dal mondo prima che l’uomo abbia peccato.

64.) Vi sono taluni che né vogliono né possono. Invece altri, se vogliono, non ne hanno alcun profitto, perché non hanno agito. Infatti il volere soltanto li rende peccatori come il non-volere e il non-agire.

65.) Un apostolico ebbe una visione alcune persone che erano rinchiuse in una casa in fiamme e legate con catene di fuoco e gettate in un mare di fuoco, che bruciava dinanzi a loro. E dicevano: ” Gettate acqua sul fuoco! ” Ma essi dicevano che non erano in grado di salvarle, secondo la loro volontà. Essi ricevettero la morte come punizione, quella che è chiamata “le tenebre esteriori”, perché consiste in acqua e fuoco.

66.) L’anima e lo spirito sono entrati nell’esistenza dall’acqua, dal fuoco e dalla luce, che il figlio della camera nuziale […]. Il fuoco è il crisma, la luce è il fuoco. Io non parlo di questo fuoco, che non ha forma, ma dell’altro, la cui forma è bianca, che è fatto di luce e di bellezza, e che dà bellezza.

67.) La verità non è venuta nel mondo nuda, ma è venuta in simboli ed immagini. Esso non la riceverà in altra maniera. C’è una rigenerazione e un’immagine di rigenerazione. Ed è veramente necessario che si sia rigenerati attraverso l’immagine. Che cos’è la resurrezione? E la immagine è necessario che risorga attraverso l’immagine e la camera nuziale; l’immagine attraverso l’immagine, è necessario che si entri nella Verità, che è la restaurazione.
Questo è inevitabile per coloro che non soltanto ricevono il nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, ma che li hanno ottenuti proprio per sé. Se uno non li ottiene proprio per sé, anche il nome gli sarà tolto. Ora questi si ottengono con il crisma della pienezza della potenza della Croce, che gli apostoli hanno chiamato la destra e la sinistra. Infatti costui non è più un cristiano, ma un Cristo.

68.) Il Signore ha operato ogni cosa in un mistero: un battesimo e un crisma, un’eucaristia e una redenzione, e una camera nuziale.

69.) Egli ha detto: ” Io sono venuto a rendere le cose di sotto come le cose di sopra e le cose esterne come quelle interne, e ad unirle tutte nel Luogo “. Egli si è manifestato qui attraverso simboli ed immagini. Coloro che dicono che c’è qualcuno al di sopra e qualcuno al di sotto, si sbagliano. Infatti, quello che si è manifestato è quello che è chiamato “quello che è di sotto”, e quello a cui appartengono le cose nascoste è “quello che è al di sopra” di lui. Sarebbe bene, in verità, dire così: “l’interno” e “l’esterno” e “l’esterno dell’esterno”. Per questo il Signore ha chiamato la corruzione “le tenebre esteriori”, al di fuori delle quali non c’è nulla. Egli ha detto: ” Mio Padre che è nel segreto “.
Egli ha detto: ” Entra nella tua camera e chiudi la porta su di te e prega tuo Padre che è nel segreto, ” cioè che è nell’interno di tutte le cose.
Ora, ciò che è nell’interno di tutte le cose è il pleroma. Fuori di esso non c’è nulla che gli sia interno. Questo è quello che è detto: “ciò che è al di sopra di esse”.

70.) Prima del Cristo, molti erano usciti. Ma là, di dove erano usciti, non potevano più ritornare, e di là, dove erano entrati, non potevano più uscire. Ma è venuto il Cristo: quelli che erano entrati, egli li ha fatti uscire, e quelli che erano usciti, li ha fatti entrare.

71.) Quando Eva era in Adamo, non esisteva la morte. Ma dopo che essa si fu separata, la morte è sopravvenuta. Se essa entra di nuovo in lui, e se egli la riprende in se stesso, non esisterà più la morte.

72.) ” Mio Dio, mio Dio! Perché, o Signore, mi hai abbandonato? ” Egli ha detto queste parole sulla croce, perché essa [Egli] ha separato dal Luogo la sua anima, che era stata generata dallo Spirito Santo, per opera di Dio.
Il Signore si è levato dai morti ed è divenuto come era prima. Ma il suo corpo era perfetto: aveva bensì una carne, ma questa carne è una carne autentica, mentre la nostra carne non è autentica, ma noi possediamo un’immagine di quella autentica.

73.) La camera nuziale non è per le bestie (ilici), né per gli schiavi (psichici), né per le donne già possedute (impurità), ma è per gli uomini liberi (spirituali) e per le vergini (purezza).

74.) Noi siamo stati generati bensì dallo Spirito Santo, ma siamo stati di nuovo generati da Cristo, a due a due. Abbiamo avuto il crisma dello Spirito, e quando siamo stati rigenerati siamo stati uniti.

75.) Nessuno potrebbe vedere se stesso né nell’acqua né in uno specchio, senza la luce; né tu potrai rivedere te stesso nella Luce, senza acqua né specchio. Per questo occorre essere battezzati in ambedue: nella luce e nell’acqua. E invero la luce è il crisma.

76.) C’erano tre edifici, come luoghi per le offerte, in Gerusalemme: uno era aperto verso sud e si chiamava “il Santo del Santo”, il terzo era aperto verso oriente e si chiamava il “Santo dei Santi”, il luogo in cui il Sommo Sacerdote entrava egli solo. Il battesimo è l’edificio “Santo”, la redenzione è il “Santo del Santo”, e il “Santo dei Santi” è la camera nuziale. Il battesimo contiene la resurrezione e la redenzione. La redenzione è nella camera nuziale. Ma la camera nuziale è superiore a queste due.
Tu non potrai trovare […] quelli che pregano […] Gerusalemme […] che si chiama “il Santo dei Santi” […], non la camera nuziale, ma solo l’immagine […]. La sua cortina si è strappata dall’alto in basso, perché occorreva che qualcuno dal basso salisse in alto.

77.) Coloro che si sono rivestiti della luce perfetta, le Potenze non li vedono e non possono trattenerli. Ora, ci si rivestirà di questa luce per un mistero, nella unione.

78.) Se la donna non si fosse separata dall’uomo, non sarebbe morta, con l’uomo. La sua separazione è stata l’origine della morte. Per questo motivo è venuto il Cristo: per annullare la separazione che esisteva fin dalle origini e unire di nuovo i due, e per dare la vita a quelli che erano morti nella separazione e unirli.

79.) Ora, la donna si unisce a suo marito nella camera nuziale, e quelli che si sono uniti nella camera nuziale non si separeranno più. È per questo che Eva si è separata da Adamo: perché essa non era unita a lui nella camera nuziale.

80.) L’anima di Adamo è venuta nell’esistenza per mezzo di un soffio. Suo consorte è lo spirito. Chi glielo ha dato è sua Madre; e con l’anima gli è stato dato uno spirito, al suo posto. Per questo, quando si è nascosto egli ha pronunciato parole superiori alle Potenze. Esse lo invidiarono perché erano separate dall’unione spirituale […].

81.) Gesù ha rivelato sulle rive del Giordano la pienezza del Regno dei Cieli che esisteva prima del Tutto. Poi egli fu rigenerato. Poi fu adottato come figlio. Poi fu unto. Poi fu redento. Poi ha redento.

82.) Se è possibile riferire un mistero: il Padre del Tutto si è unito alla Vergine che è discesa e quel giorno un fuoco lo ha illuminato. Esso ha rivelato la grande camera nuziale. Per questo il suo corpo, che è venuto nell’esistenza in quel giorno, è venuto dalla camera nuziale, come quello che è stato generato dallo Sposo e dalla Sposa. Così, grazie a questi, Gesù ha ristabilito il Tutto in essa. Ed è inevitabile che ogni discepolo entri nella sua Quiete.

83.) Adamo è stato fatto da due vergini: lo spirito e la terra vergine. Per questo motivo, Cristo è stato generato da una vergine: per riparare alla caduta che è avvenuta alle origini.

84.) Ci sono due alberi in mezzo al Paradiso: uno produce animali, l’altro produce uomini. Adamo ha mangiato dell’albero che produce animali ed è diventato animale ed ha generato animali. Per questo i figli di Adamo venerano dei che hanno forma di animali. L’albero di cui Adamo ha mangiato i frutti è l’albero della conoscenza. Per questo i peccati sono divenuti numerosi. Se egli avesse mangiato dell’altro albero, i frutti dell’albero della vita, che produce uomini, gli dei venererebbero l’uomo.

85.) Così è nel mondo: gli uomini creano dei e venerano le loro creazioni. Sarebbe conveniente che gli dei venerassero gli uomini.

86.) Per la verità, le opere dell’uomo provengono dalla sua potenza e per questo sono chiamate “potenze”. Sue opere sono anche i suoi figli, che provengono dal Riposo. In conseguenza di questo, la sua potenza risiede nelle opere, mentre il Riposo si manifesta nei suoi figli. E tu troverai che questo procede fino all’immagine, che compie le sue opere secondo la propria potenza, ma nel riposo crea i suoi figli.

87.) In questo mondo gli schiavi sono al servizio degli uomini liberi, nel Regno dei cieli gli uomini liberi serviranno gli schiavi i figli della camera nuziale serviranno i figli del matrimonio. I figli della camera nuziale hanno un solo ed unico nome. La Quiete è per l’uno e per l’altro di essi. Essi non hanno bisogno di attività.

88.) La contemplazione ha grandi vantaggi. Essi sono di più che in una visione, per coloro che sono nel mondo. Ma le glorie delle glorie, gli uomini non possono vederle.

89.) […] Cristo è sceso nell’acqua, al fine di purificare e rendere perfetti coloro che egli ha reso perfetti nel Suo Nome. Infatti egli ha detto: ” È necessario che noi compiamo ogni giustizia.

90.) Coloro che dicono che prima si muore e poi si risorge, si sbagliano. Se non si riceve prima la resurrezione, mentre si è vivi, quando si muore non si riceverà nulla. Così pure si parla riguardo al battesimo, dicendo che il battesimo è una grande cosa, perché se si riceve si vivrà.

91.) L’apostolo Filippo ha detto: ” Giuseppe il falegname ha piantato un giardino, perché aveva bisogno di legna per il suo mestiere. È lui che ha costruito la Croce con gli alberi che ha piantato. Il suo seme è stato Gesù, la Croce la sua pianta.

92.) Ma l’albero della vita è in mezzo al Paradiso, e anche l’ulivo, da cui viene il crisma, grazie al quale la resurrezione.

93.) Questo mondo è un divoratore di cadaveri. Tutto ciò che è divorato da esso è morto. La Verità è una divoratrice di vita. Per questo, nessuno di quelli che si nutrono di Verità morirà. Gesù è uscito dal Luogo e di là ha portato il nutrimento, e a quelli che lo desideravano ha portato la Vita, affinché essi non morissero più.

94.) Dio ha piantato un Paradiso. L’uomo viveva nel Paradiso. C’era unità e non c’era separazione […] Beati gli uomini che in esso non desidereranno più separarsi. Questo Paradiso è il luogo in cui mi sarà detto: ” Mangia di questo o non mangiare di questo, secondo il tuo desiderio “. È il luogo dove io mangerò di tutto, poiché lì c’è l’albero della conoscenza. Là esso ha ucciso Adamo, qui invece l’albero della conoscenza ha dato la vita all’uomo.
La Legge era l’albero. Esso aveva il potere di dare la conoscenza del bene e del male. Ma esso né lo allontanava dal male, né lo stabiliva nel bene, ma ha creato la morte per quelli che ne hanno mangiato. Perché quando ha detto: ” Mangia di questo, non mangiare di quello, ” è stata l’origine della sua morte.

95.) Il crisma è superiore al battesimo, perché per mezzo del crisma noi siamo stati chiamati cristiani, non per mezzo del battesimo. Infatti il Padre ha unto il Figlio, e il Figlio ha unto gli apostoli, e gli apostoli hanno unto noi. Colui che è stato unto possiede il Tutto. Egli possiede la Resurrezione, la Luce, la Croce, lo Spirito Santo. Il Padre gli ha dato queste cose nella camera nuziale, ed egli le ha ricevute.

96.) Il padre era nel figlio e il figlio nel padre. Questo è il Regno dei cieli.

97.) Giustamente il Signore ha detto: ” Alcuni sono entrati nel Regno dei cieli ridendo e sono usciti ridendo da questo mondo “. Un cristiano […] e immediatamente è disceso nell’acqua e ne è uscito signore del Tutto. Perché il suo ridere non è per divertimento, ma egli disprezza questo mondo che non è degno del Regno dei cieli. Se egli lo disprezza e lo considera una sciocchezza, lo lascerà ridendo.

98.) È così anche per il pane e il calice e per l’olio, sebbene vi sia qualche altra cosa superiore a queste.

99.) Il mondo è stato creato in seguito ad una trasgressione. In effetti colui che l’ha creato voleva farlo incorruttibile ed immortale, ma egli ha commesso una trasgressione e non ha soddisfatto la sua speranza. Infatti l’incorruttibilità del mondo non c’è stata e non c’è stata l’incorruttibilità di colui che ha fatto il mondo. Veramente non c’è incorruttibilità nelle opere, ma nei figli, e nessuna opera potrà ricevere la incorruttibilità, a meno che diventi figlio. Ma colui che non ha la possibilità di ricevere, quanto maggiormente non potrà dare!

100.) Il calice della benedizione contiene del vino e contiene dell’acqua, poiché serve come simbolo del sangue per cui si fa il rendimento di grazie, ed è ripieno di Spirito Santo. Esso è dell’Uomo interamente perfetto, e quando lo beviamo riceviamo in noi stessi l’Uomo perfetto.

101.) L’acqua viva è una sostanza. È necessario che ci rivestiamo dell’Uomo Vivente. Per questo, quando uno viene per discendere nell’acqua si leva gli abiti per rivestirsi di quello.

102.) Un cavallo genera un cavallo, un uomo genera un uomo, un dio genera un dio. Così avviene per lo Sposo e la Sposa: i loro figli provengono dalla camera nuziale. Non c’era nessun Giudeo che provenisse dai Greci, finché la Legge fu in vigore. E noi stessi abbiamo avuto origine dai Giudei, prima di diventare Cristiani. Tu hai visto […]. Questi sono stati chiamati “il popolo eletto” dello Spirito Santo, e l’uomo autentico e il Figlio dell’uomo e la semenza del Figlio dell’uomo. Questa è chiamata nel mondo la razza autentica.

103.) Essi sono il luogo dove si trovano i figli della camera nuziale. L’unione in questo mondo, di uomo e donna, è il luogo della potenza e della debolezza. Nell’eone la forma dell’unione è differente, ma noi le chiamiamo con questi nomi.

104.) Ma ve ne sono altri, superiori a tutti i nomi con cui vengono chiamati, superiori alla violenza. Perché, là dove c’è violenza vi sono anche quelli che sono più forti della violenza.
Quelli che sono là non sono una cosa e un’altra, ma sono tutti due la stessa cosa; quello che è qui è quello che non sarà in grado di oltrepassare i limiti della carne.

105.) Di tutti coloro che posseggono il Tutto, non necessariamente tutti conoscono se stessi. E in verità, quelli che non conoscono se stessi non gioiranno di ció che essi posseggono, ma quelli che sono pervenuti alla conoscenza di se stessi ne gioiranno.

106.) Non solamente l’uomo perfetto non potrà essere colto, ma non potrà nemmeno essere visto. Perché se egli è visto sarà colto. In nessun’altra maniera qualcuno potrà ottenere per se stesso questa grazia, a meno che non si rivesta della Luce perfetta e non diventi egli stesso Luce perfetta. Quando l’avrà rivestita, egli andrà nella Luce. Tale è la Luce perfetta.

107.) È necessario che noi diveniamo uomini perfetti prima di uscire dal mondo. Colui che ha ricevuto il Tutto, senza dominare questi luoghi, non potrà dominare il Luogo. Ma egli andrà nell’Intermedio, in quanto imperfetto. Solo Gesú conosce la fine di costui.

108.) L’uomo santo è completamente santo, già fin nel corpo. Perché, se ha ricevuto il pane, egli lo farà santo, e cosí il calice o tutte le altre cose che egli riceve, egli le purificherà. E come non purificherà anche il corpo?

109.) Nello stesso modo in cui Gesú ha reso perfetta l’acqua del battesimo, cosí ha svuotato la morte. In conseguenza di questo, noi invero discendiamo nell’acqua, ma non discendiamo nella morte, affinché non siamo rigettati nello spirito del mondo. Questo, quando soffia, fa venire l’inverno; quando soffia lo Spirito Santo, viene l’estate.

110.) Colui che possiede la conoscenza della verità è un uomo libero; e l’uomo libero non pecca, perché chi commette il peccato è schiavo del peccato. La madre è la verità, ma la gnosi è il padre.
Coloro a cui non è permesso di peccare, il mondo li chiama liberi. A coloro a cui non è permesso di peccare, la conoscenza della verità eleva i cuori, cioè li rende liberi e li solleva al di sopra di tutto il luogo. Ma l’amore costruisce: colui che è diventato libero grazie alla gnosi, diventa schiavo di coloro che non si sono ancora potuti elevare fino alla libertà della gnosi; perché solo la gnosi li rende capaci di diventare liberi. L’amore non prende nulla. Infatti, come potrebbe prendere qualche cosa, dal momento che ogni cosa gli appartiene? Esso non dice: “Questo è mio” o “Quello è mio”, ma dice: “Questo è tuo”.

111.) L’amore spirituale è vino e balsamo. Ne godono tutti coloro che saranno unti con esso, e ne godono anche quelli che stanno vicino a loro, mentre quelli che ne sono unti sono presenti. Se quelli che sono unti col balsamo si allontanano da loro e se ne vanno, quelli che non sono unti, solamente quando si trovano lontano da loro, continuano a rimanere nel loro cattivo odore.
Il Samaritano ha dato niente altro all’uomo ferito che vino ed olio. Non c’è altra cosa che l’unzione. Ed egli ha guarito le ferite, perché l’amore copre moltitudine di peccati.

112.) A colui che la donna ama sono rassomiglianti quelli che essa mette al mondo. Se è suo marito, essi sono rassomiglianti a suo marito, se è un adultero, essi sono rassomiglianti all’adultero. Spesso, se una donna giace con suo marito per necessità, ma il suo cuore è presso l’adultero, con cui essa è solita unirsi, ciò che essa metterà al mondo, lo metterà al mondo rassomigliante all’adultero. Ma voi che siete con il Figlio di Dio, non amate il mondo, ma amate il Signore, affinché quelli che voi genererete non siano rassomiglianti al mondo, ma siano rassomiglianti al Signore.

113.) L’uomo si unisce con l’uomo, il cavallo si unisce con il cavallo, l’asino si unisce con l’asino. Ogni genere si unisce con cose dello stesso genere. Cosí lo spirito si unisce allo spirito, e il Logos si unisce al Logos e la Luce si unisce alla Luce. Se tu diventi uomo, l’uomo ti amerà, se tu diventi spirito, lo spirito si unirà a te, se tu diventi Luce, è la Luce che si unirà con te, se tu diventi uno di quelli che sono in alto, quelli che sono in alto troveranno il loro riposo in te. Se tu diventi cavallo o asino o bue o cane o montone o qualunque altro animale di quelli che si trovano al di fuori e in basso, tu non potrai essere amato né dall’uomo, né dallo spirito, né dal Logos, né dalla Luce, né da quello che è in alto, né da quello che è nell’interno. Essi non potranno trovare riposo in te, e tu non farai parte di loro.

114.) Chi è schiavo contro la propria volontà potrà divenire libero. Ma chi è divenuto libero per concessione del suo signore e si è legato egli stesso ad una schiavitú non potrà piú essere libero.

115.) La coltivazione dei campi è costituita da quattro elementi: si porta nel granaio ció che proviene dall’acqua e dalla terra e dall’aria e dalla luce. Il culto di Dio è pure costituito da quattro elementi: la fede e la speranza e l’amore e la gnosi. La nostra terra è la fede, in cui abbiamo radice, l’acqua è la speranza, da cui siamo nutriti, l’aria è l’amore, da cui siamo fatti crescere, e la luce è la gnosi, da cui veniamo maturati.

116.) La grazia è il contadino; la semenza del contadino sono gli uomini che salgono verso le altezze del cielo, e benedetto il servitore che non ha ingannato le loro anime! Questi è Gesú Cristo. Egli ha ingannato l’intero luogo e non ha gravato su nessuno. Per questo motivo, benedetto chi è cosí, perché è l’Uomo perfetto. Infatti egli è il Logos.

117.) Fateci delle domande a suo riguardo, perché è difficile raddrizzarla. Come potremo raddrizzare questa grande cosa? Come darà essa il riposo a ciascuno?

118.) Prima di tutto è necessario non affliggere nessuno, sia grande sia piccolo, sia credente sia non credente; inoltre dare il riposo a coloro che riposano nel bene.
Vi sono di quelli a cui giova dare il riposo a chi è nel bene. Ma chi fa il bene non può dare il riposo a costoro, perché esso non viene secondo la sua volontà. Ma gli è impossibile affliggere, facendo sí che essi siano oppressi. Invece chi è nel bene talvolta li affligge. Non è cosí, ma li affligge la loro debolezza.
Chi possiede la natura, dà gioia al buono. Ma a causa di questo, alcuni si affliggono gravemente.

119.) Un padrone di casa si è procurato ogni genere di cose: sia figli, sia schiavi, sia bestiame, sia cani, sia maiali, sia frumento, sia orzo, sia paglia, sia erba, sia ossa, sia carne e ghiande. Ma egli era un uomo saggio e conosceva il nutrimento di ciascuno. Davanti ai figli egli ha messo pane, olio d’olive e carne; davanti agli schiavi egli ha messo olio di ricino e frumento; al bestiame ha dato orzo, paglia ed erba; ai cani ha gettato le ossa e ai maiali ha gettato le ghiande e gli avanzi del pane. Cosí è per il discepolo di Dio. Se è un uomo saggio, egli conosce la condizione dei discepoli. Le forme del corpo non l’inganneranno, me egli terrà conto della disposizione dell’animo di ciascuno, e parlerà con lui. Vi sono molti animali nel mondo che rivestono una forma umana. Quando egli li riconoscerà, ai maiali getterà ghiande, al bestiame getterà orzo, paglia ed erba, ai cani getterà ossa. Agli schiavi darà le primizie, ai figli darà ciò che è perfetto.

120.) C’è il Figlio dell’uomo e c’è il figlio del Figlio dell’uomo. Il Signore è il Figlio dell’uomo, e il figlio del Figlio dell’uomo è colui che è creato dal Figlio dell’uomo. Il Figlio dell’uomo ha ottenuto da Dio il potere di creare. Egli può generare.

121.) Chi ha ricevuto la creazione è una creatura, chi ha ricevuto la generazione è un generato. Chi crea non può generare. Chi genera ha il potere di creare. In verità si dice: «Chi crea, genera». Ma il suo prodotto è una creatura. Per questo motivo le opere non sono figli, ma loro immagini. Chi crea, lavora visibilmente ed è egli stesso visibile. Chi genera, lavora nel segreto, ed è egli stesso nascosto. Il generato non è come l’immagine. Chi crea, crea apertamente, ma chi genera, genera figli nel segreto.

122.) Nessuno può sapere qual’è il giorno in cui l’uomo e la donna si congiungono, salvo essi stessi. Perché il matrimonio nel mondo è un mistero, per coloro che hanno preso moglie. Ma, se il matrimonio di impurità è segreto, quanto maggiormente il matrimonio immacolato è un autentico mistero! Esso non è qualche cosa di carnale, ma è puro, non appartiene al desiderio, ma alla volontà. Non appartiene alle tenebre della notte, ma appartiene al giorno e alla luce. Se un matrimonio è allo scoperto, diventa impudicizia, e la sposa, non solamente quando riceve il seme di un altro uomo, ma anche quando lascia la sua camera da letto ed è veduta, si comporta impudicamente. Ella può soltanto rivelarsi a suo padre e a sua madre e all’amico dello sposo e ai figli della camera nuziale. A costoro è permesso entrare tutti i giorni nella camera nuziale, ma gli altri non possono desiderare che di udire la sua voce e godere del suo profumo e possono desiderare di nutrirsi delle briciole che cadono dalla mensa, come i cani. Gli sposi e le spose appartengono alla camera nuziale. Nessuno può vedere lo sposo con la sposa, a meno che non lo divenga.

123.) Quando Abramo si rallegrò di vedere ciò che stava per vedere, circoncise la carne del suo prepuzio, mostrandoci come sia necessario distruggere la carne e il resto di questo mondo. Finché le loro passioni sono nascoste, rimangono e sono vive; se vengono manifestate, muoiono, secondo l’esempio dell’uomo che è manifesto: finché le viscere dell’uomo sono nascoste, l’uomo vive; se le viscere appaiono e vengono fuori di lui, l’uomo morirà. Cosí pure è l’albero: finché la sua radice è nascosta, esso fiorisce e cresce; se la radice appare, l’albero secca. Cosí è per ogni prodotto che è nel mondo, non soltanto per quello che è manifesto, ma anche per quello che è nascosto. Infatti, fintanto che la radice dell’errore è nascosta, esso è forte, ma quando è riconosciuta, esso si dissolve. Questo è il motivo per cui il Logos ha detto: ” Già la scure è posta alla radice degli alberi “. Essa non sfronderà soltanto ” ciò che è sfrondato germoglia di nuovo ” ma la scure taglia profondamente finché svelle la radice. E Gesú ha divelto la radice di tutto il luogo; gli altri invece solo in parte. Quanto a noi, ciascuno scavi profondamente fino alla radice dell’errore, che è dentro di lui e lo divelga dal suo cuore fino alla radice. Ed esso invero sarà divelto, quando noi lo riconosceremo. Che se noi siamo ignoranti a suo riguardo, esso affonda in noi le radici e produce i suoi frutti nei nostri cuori. Esso domina su di noi, e noi siamo suoi schiavi. Ci tiene prigionieri, cosicché noi facciamo ció che non vogliamo, e ciò che vogliamo non lo facciamo. Esso è potente perché noi non lo conosciamo, e finché esiste, esso lavora. L’ignoranza è per noi la madre dell’errore. L’ignoranza è al servizio della morte: ciò che viene dall’ignoranza né è esistita, né esiste, né esisterà. Invece coloro che sono nella verità saranno perfetti quando tutta la verità si manifesterà. Perché la verità è come l’ignoranza: quand’è nascosta, riposa in se stessa, ma quando si rivela ed è riconosciuta, viene glorificata, in quanto è piú potente dell’ignoranza e dell’errore. Essa dà la libertà.
Il Logos ha detto: ” Se voi conoscerete la verità, la verità vi farà liberi “. L’ignoranza è uno schiavo, la conoscenza è libertà. Se noi riconosceremo la verità, troveremo i frutti della verità in noi stessi. Se ci uniremo con essa, essa produrrà il nostro perfezionamento.

124.) Ora noi abbiamo ciò che è manifesto, nella creazione. Noi diciamo che sono le cose potenti, che sono onorate, e che le cose nascoste sono deboli e spregevoli. È cosí anche per le cose rivelate dalla verità: esse sono deboli e spregevoli, mentre quelle nascoste sono forti e onorate. Ora, i misteri della Verità si rivelano sotto forma di modelli ed immagini.

125.) Ma la camera nuziale è nascosta. Essa è il Santo dei Santi. Adesso la cortina tiene celato in che modo Dio governa la creazione, ma quando la cortina si strapperà e ciò che è all’interno verrà rivelato, allora quest’edificio sarà lasciato deserto, o piuttosto, sarà distrutto. Ma la divinità non fuggirà interamente da questi luoghi dentro il Santo dei Santi, perché essa non potrà unirsi alla Luce senza mescolanze e al Pleroma senza difetti, ma starà sotto le ali della Croce e sotto le sue braccia. Questa sarà per essi l’arca di salvezza, quando il diluvio delle acque li investirà. Se vi saranno di quelli della tribù del sacerdozio, essi potranno entrare all’interno della cortina con il Sommo Sacerdote. Per questo motivo la cortina non si è strappata soltanto in alto, altrimenti sarebbe stata aperta soltanto per quelli in alto, né si è strappata soltanto in basso, altrimenti sarebbe stata aperta soltanto a quelli in basso. Ma si è strappata dall’alto in basso. Le cose in alto si sono manifestate a noi che siamo in basso, affinché potessimo entrare nel segreto della Verità. Questa è veramente quella che è onorata, che è potente. Ma noi penetreremo là attraverso modelli spregevoli e cose deboli. E sono davvero spregevoli, in confronto alla gloria perfetta. C’è una gloria che è piú alta della gloria, c’è una potenza che è al di sopra della potenza. Per questo motivo, la perfezione si è manifestata a noi con i segreti della Verità e il Santo dei Santi si è rivelato e la camera nuziale ci ha invitati dentro di essa. Invero, fino a quando queste cose sono nascoste, il male rende incapaci e non si allontana di mezzo al seme dello Spirito Santo ” infatti si è schiavi del peccato ” ma appena esse si manifesteranno, allora la luce perfetta si diffonderà su ciascuno, e tutti quelli che si troveranno in essa avranno il crisma. Allora gli schiavi saranno liberi e i prigionieri saranno sciolti.

126.) Ogni pianta che è nei cieli è piantata da mio Padre, che è nei cieli, e non si sradica piú. Coloro che sono separati verranno uniti e verranno resi perfetti. Tutti quelli che entreranno nella camera nuziale genereranno nella luce. Infatti essi non genereranno come i matrimoni che noi vediamo, perché avvengono nella notte: infatti se la luce risplende nella notte, si spegne. Invece i misteri di questo matrimonio si compiono di giorno e alla luce. Quel Giorno e quella Luce non tramontano mai.

127.) Se qualcuno diventa figlio della camera nuziale, riceverà la Luce. Se qualcuno non la riceve finché è in questo luogo, non potrà riceverla nell’altro Luogo. Colui che avrà ricevuto quella Luce non potrà essere visto né trattenuto; e nessuno potrà affliggere un simile uomo, anche se egli dimora ancora nel mondo o quando lascia il mondo. Egli ha già ricevuto la Verità attraverso le immagini: il mondo è divenuto come un eone, perché l’eone è per lui il Pleroma, ed è cosí fatto: si è manifestato a lui solo, non nascosto nelle tenebre o nella notte, ma celato in un Giorno perfetto e in una Luce santa.

Apocrifo greco del ritorno al Pleroma

Apocrifo Greco del Ritorno al Pleroma

I – Al settimo giorno Ialdabaoth,

l’Eone potente dalle dodici teste

e dal corpo di serpente

che fin dalla nascita

era stato munito

delle insegne della dignità regale

e fornito di molti nomi misteriosi,

segreti e terribili, da Propàtor,

desiderando di divenire egli stesso creatore,

di impadronirsi di una zona del Pleroma,

Mondo Divino che circonda Propàtor,

ed è formato di Eoni

che ne sono gli attributi

e ne esprimono la pienezza spirituale.

Credendo di essersi effettivamente impadronito del Pleroma,

egli volle imitare l’Eternità nella zona in suo potere,

e vi creò il tempo con anni e cicli innumerevoli.

Nacque così il mondo celeste o astrale

e quello hilico o terrestre ad esso soggetto.

Dall’eternità del Pleroma girante regolarmente,

stabilmente e rettamente su sé stessa

ebbe così origine l’apparenza del tempo girante

irregolarmente con alti e bassi simili sinuosità del serpente.

L’illimitato diede così origine all’apparenza del limitato,

e la reale unità all’apparenza

della pluralità frammentaria del molteplice;

l’incommensurabilità dello Spirito Divino

al peso alla misura e al numero,

attributi esclusi del regno di Ialdabaoth.

All’Essere degradato

nell’apparenza del divenire,

fu attribuita l’onta della generazione

e il dolore della morte;

la cintura di cui Propàtor cinse i lombi di Ialdabaoth

nel concedergli la sovranità della zona esteriore

divenuta materiale per mera apparenza,

ebbe appunto nome Morte,

avendo Ialdabaoth cinto di catene

e limitato tutte le cose del suo Regno.

I tempi, i cicli e gli anni innumerevoli

creati per vanità da Ialdabaoth

risultarono infatti mutevoli

di contro all’immobilità

di ciò che è eterno,

e finiti di fronte all’infinitezza

dell’Eternità.

La sfera esteriore non si poteva dunque

contrapporre al Pleroma,

essendo soltanto

una modificazione apparente di esso,

né Ialdabaoth a Propàtor,

di cui è soltanto un ministro imperfetto.

L’opera malefica di Ialdabaoth

avrà dunque fine un giorno

col ritorno al Pleroma di tutti gli esseri.

Le misure, i tempi, i periodi e i cicli

creati da Ialdabaoth

gli servirono per ordinare il Cosmo

in un’unica armonia,

incatenando gli uomini e le cose

e tutti gli avvenimenti del mondo hilico

ai sette Cieli e ai loro Arconti,

per mezzo dell’Heimarméne,

rendendo solidale tutta la creazione hilica,

costretta a muoversi sincronicamente

secondo un irreversibile fato,

ogni essere di essa,

essendo impedito di liberarsi

per tornare al Pleroma,

a causa della sua soggezione al divenire,

che lo lega alla ruota delle rinascite e alla morte.

Così Ialdabaoth divenne il Signore

delle sette dimore dell’Ade,

delle sette ruote della necessità

che muovono il mondo

con ferreo determinismo,

e lo sottopongono alle vicissitudini delle ruote,

a ciascuna delle quali egli

ha preposto un Arconte o Potenza,

resa visibile da un Pianeta,

che rinchiude il suo cerchio in modo sensibile,

e ogni Arconte

a ciascun uomo che si incarna, fa un dono,

lo riveste delle sue vesti e gli impone un sigillo

perché non possa più liberarsi,

essendo assoggettato al divenire che lo lega

con nodi e con ceppi

alla ruota delle rinascite e alla morte.

Il loro governo si chiama Heimarméne.

E questi sono i nomi dei sette Arconti delle sfere:

per Sole Makaria

per Luna Monoghenès

per Mercurio Henkrasis

per Venere Akinetos

per Marte Hedoné

per Giove Autophies

per Saturno Henosis

È così che incatenando l’uomo alla necessità,

Ialdabaoth ne impedisce il ritorno al Pleroma

e la liberazione dal ciclo delle rinascite.

Egli accusa perfino coloro

che hanno la Gnosi da Propàtor,

e perciò è detto l’Avversario.

Ma la materia

come peso, misura e numero

essendo mera apparenza,

non è reale

e tanto meno eterna;

non è eterno dunque il regno delle Tenebre.

Però è detto: Tu non maledirai l’Avversario,

poiché l’ordine che esso impone

al mondo terrestre, sublunare e hilico

è il riflesso sia pure imperfetto

dell’Ordine del Pleroma,

che egli stesso riceve imperfettamente

e imperfettamente riflette.

Perciò sino alla venuta

delI’Eone Krestòs

il Pantocratore,

il Sabbato di Ialdabaoth

sarà santo e venerabile,

poiché questi resterà ministro imperfetto,

ma ministro di Propàtor,

e regnerà sino ad allora nel mondo hilico

per volontà di Lui,

che avrà due eserciti:

l’uno nel Pleroma o mondo Divino,

dove sono le Schiere di lmxeal (Michele)

e l’altro nell’Abisso delle sette dimore dell’Ade

dove sono le legioni di Ialdabaoth il Cosmocratore.

E i due duci saranno entrambi

ministri di Propàtor

poiché entrambi compiranno la Parola di Lui.

Infatti la gloria di Ialdabaoth

altro non è che l’ombra del Signore,

ed il suo trono ne è lo sgabello.

II – Successivamente Adamo,

creato da Propàtor maschio e femmina

come uno degli Eoni del Pleroma,

si divise in due da uno che era,

e fu sedotto da Ialdabaoth

inducendosi a mangiare il duplice frutto, Mem e Scin

dell’Albero della Scienza del Bene e del Male,

laddove poteva lecitamente mangiare Aleph,

il frutto unico dell’Albero Maestro della Vita.

Perciò essendo Adamo

divenuto come uno degli Arconti,

fu estromesso dal Giardino dell’Eden.

E così i Regni, le potenze,

e la gloria del mondo hilico,

i troni, gli imperi,

le dinastie dei Re,

la nascita e la caduta

delle nazioni e delle religioni,

furono affidati alle mani di Ialdabaoth,

fino alla venuta del l’Eone Krestòs,

il salvifico Pantocratore.

Ma altri duecento Eoni del Pleroma

si invaghirono del mondo hilico

e vollero discendervi,

legandosi con un giuramento sul monte Hermon.

E questi furono i loro capi:

1) Samiaxas (Semyaza), duce supremo

2) Artaqìfa (Arakiel)

3) Rameel (Armen)

4) Kokhabiel (Raphael)

5) Tamiel (Turael)

6) Ramiel (Rumjael)

7) Daneiel (Danjal)

8) Ezekeel (Neqael)

9) Barachiel (Baraqiial)

10) Armaros (Farmaros)

11) Batarael

12) Ananel

13) Turel

14) Rumael (Jomjael)

15) Samapeel

16) Satarel

17) Tumael

18) Zaqiel

19) SaneI

20) AzazeI (Asael)

ciascuno capo di una decuria.

Al loro ingresso nella sfera esteriore,

l’ordine gerarchico di questi Eoni si invertì

e i primi diventarono gli ultimi, gli ultimi i primi.

Inoltre, avendo essi svelato alcuni misteri celesti,

caddero tutti in schiavitù.

Ora, una parte di essi accettò questa schiavitù,

e i suoi componenti divennero

Cosmocratori e ministri di Ialdabaoth,

aiutandolo a tenere ferme le catene

e i ceppi che legano gli esseri incarnati

alla necessità fatale;

mentre un’altra parte di essi,

compresa la gravità dell’errore commesso,

si accese del vivo desiderio

di riscattarsi per tornare al Pleroma,

per cui ognuno invocò lmxeal (Michele),

il Capo delle Schiere del Mondo Celeste:

OSINALTIO (Tu che sei stato elevato),

RIOITHEOR (Principe di Luce),

SABIRAUGHETA (Sei valente nel fuoco),

DIAPHULASSE! (proteggimi).

III – Ed lmxeal (Michele), con Gabriel,

Kokhabiel (Raphael) ed Anael,

unitamente alla Sophia Barbelos,

la Vergine Sophia dell’Alto,

la Donna vestita di Sole

nella zona di Luce,

intercedettero presso Propàtor

implorandolo a favore degli Eoni caduti col dire:

AGANAKKA (o Forte!)

GHITANTOREKTA (Sconfiggi il Gigante),

KAKO! (Storna il male!).

Queste preghiere

giunsero fino al trono di Propàtor

che si impietosì e permise

agli Eoni intercessori

di visitare i pentiti,

che essendosi ravveduti

di tutti i loro errori,

piansero ed invocarono direttamente Propàtor

insieme agli intercessori stessi,

dicendo in coro:

AEIA (Tu che Sei),

ABLANATHANALBA (Padre, vieni a noi!),

GHITANTOREKTA (Sconfiggi il Gigante!),

MOPHAX (Tu che insuffli la Vita),

KAKO (Storna il male!),

UPHNONONO (Esaudiscimi dunque!),

SURIEL (La mia Fortezza è Dio).

Propàtor permise allora

che ai transfughi pentiti

fosse concesso di espiare la colpa

risalendo al Pleroma

con l’Apocatastasi

attraverso le sette sfere

e le dodici Vie dell’Ogdoade.

A tale scopo fu loro consentito

di proteggere gli uomini

contro gli inganni di Ialdabaoth

e degli Arconti,

ed insegnar loro,

per tramite di Hermete,

il modo di rompere

i sigilli delle sette sfere.

Le misure, i tempi, i cicli,

come le sette modalità della Heimarméne

promananti dai sette PIaneti,

e l’antitesi Luce-Tenebre,

possono essere infatti

sapientemente sfruttate

l’una contro l’altra,

per riascendere lungo le sfere,

per tornare al Pleroma.

La pluralità della sfera esteriore

è divisione,

e le forze divise

possono essere costrette

ad operare contro sé stesse

per effetto della contrapposizione alternata.

Così gli Eoni caduti, per riscattarsi

si posero a capo degli uomini

che come loro aspiravano

a tornare al Pleroma,

ed insegnarono loro la Gnosi.

Per riascendere al Pleroma

gli uomini dovranno abbandonare

le vesti impure,

restituendo gradualmente

e progressivamente agli Arconti

i loro doni per attraversare

il Mar Rosso delle sette sfere,

avendo lasciato senza rimpianti

il mondo terrestre e hilico.

Chi riceverà la Gnosi

riuscirà a conoscere sé stesso

ed evitando di seminare figli per gli Arconti,

raccoglierà le membra disperse da ogni parte,

riuscendo ad estirpare le sue radici

dal mondo terrestre ed hilico.

Coloro che avranno la Gnosi

saranno esseri dell’Alto,

che avranno sentito di essere chiamati

e si saranno rivolti a Colui che ci chiama

perché riascendiamo a Lui.

Essi desiderano fare ciò che piace a Propàtor

e ricevere aiuto per il ritorno.

Chi in tal modo possiederà la Gnosi,

saprà donde viene e dove va.

tuttavia Ialdabaoth coi setti Arconti

fu lasciato a guardia delle sette porte dei sette cerchi,

le tristi dimore dell’Ade, fino alla venuta dell’Eone Krestòs,

il salvifico Pantocratore che distruggerà la Morte

e ucciderà le Tenebre, liberandoci dal male.

Solo Lui aprirà per tutti le porte di ciascun cielo.

Perciò sino ad allora, Ialdabaoth,

resterà il Custode della Soglia del Tempio del Re,

l’addetto al Portico di Salomone,

e custodirà le chiavi del Santuario,

affinché nessuno possa entrarvi

se non Colui che era stato unto

e possedeva l’Arcano di Hermete.

Così nel mondo hilico del divenire necessitato,

Ialdabaoth restò ancora temporaneamente

il Magistrato della Giustizia di Dio

e continuò a portare la bilancia e la spada.

Ma un giorno Krestòs, l’Eone Salvifico, Gesù il Baruch,

verrà con l’aiuto di Sophia Barbelos,

la sola capace di comprimere

le dodici teste leonine del Serpente sotto la faccia delle acque.

e riammetterà col sacrificio della sua parte umana,

l’uomo al pasto del sacro frutto in forma di Pane e Vino,

ammettendo tutti gli uomini di Buona Volontà

per il tramite di questo pasto,

a rientrare nel giardino dell’Eden

e a sollevarsi al di sopra dell’Heimarmène.

IV – Finalmente, al secondo degli Eoni caduti, Artaqifa (Arakiel),

fu permesso di incarnarsi nascendo da Jared,

figlio di Naleel, figlio di Cainan, figlio di Enosh,

figlio di Seth, figlio di Adamo,

e gli fu imposto il nome di Enoch.

Ed Enoch insegnò la Gnosi

e raggiunse la Suprema Liberazione

avendo ben meritato,

ma non il ritorno al Pleroma.

Perciò Propàtor Io istituì Metatron,

Mediatore cioè fra gli uomini e Dio

di contro a Iaìdabaoth,

col compito di sovrintendere dall’alto,

fino alla liberazione di almeno altri undici capi

di decurie angeliche caduti e pentiti,

all’insegnamento segreto di Ermete

e concedere l’iniziazione alla Gnosi,

e di introdurre gli uomini alla presenza di Propàtor

facendo rientrare quelli che lo meritano

nel Giardino dell’Eden,

dove si mangiano il duplice frutto

dell’Albero della Scienza

e quello unico dell’Albero della Vita,

e donde si inizia il ritorno al Pleroma

attraverso le sfere.

Ed Enoch e tutti gli altri Eoni caduti e pentiti

tornarono molte volte sulla terra in corpi umani,

ed insegnarono la Gnosi

a tutti i popoli della Terra per molti eoni di tempo,

fondarono religioni e regni

capaci di trarre in alto le anime.

E Rameel fu Abramo, e Artaqìfa Isacco;

Samiaxas Giacobbe;

e Rameeì fu ancora Giuseppe il Vicerè, Artaqìfa Mosé,

e Rameel Giosué.

E Samiaxas fu il Re Salomone;

Artaqìfa Roboamo, e Rameeì fu Elia,

Samiaxas Daniele,

e tutti erano stati sulla terra molte volte

ancora Re e Sacerdoti,

per preparare la venuta dell’Eone salvifico.

In tal modo gli Eoni penitenti crebbero in elevatezza,

in grandezza, in sapienza, e in bontà,

risalendo grado a grado dall’abisso

in cui si erano spontaneamente precipitati,

finché i primi dodici di essi si resero degni

dinanzi a Propàtor di stare attorno all’Eone Krestòs

alla sua venuta nel mondo hilico,

e gli ulteriori settantadue di fargli da corteggio.

Solo allora Propàtor mandò l’Eone salvifico Protogenetos,

Gesù il Pantocrato Re, che si manifestò in una grande luce,

nascendo come fanciullo regale maschio e femmina,

e cioè avente già in sé,

ad immagine e somiglianza di Propator

i due Mem e Scin nell’uno Aleph.

L’Eone salvifico, Krestòs

ebbe quindi al suo fianco Samiaxas,

divenuto l’Apostolo Giovanni,

e Artaqifa, divenuto l’Apostolo Pietro,

e Rameel divenuto l’Apostolo Andrea,

e con essi gli altri nove Eoni

riscattatisi fra i primi,

che essendo ascesi per mezzo della Gnosi di Hermete

al di sopra delle sette sfere,

non riuscivano tuttavia a tornare al Pleroma,

impediti da Ialdabaoth,

il serpente antico dodecacefalo:

Kokhabiel divenuto l’Apostolo Simeone

Tamiel divenuto l’Apostolo Taddeo

Ramiel divenuto l’Apostolo Matteo

Daneiel divenuto l’Apostolo Filippo

Ezekeel divenuto l’Apostolo Giacomo Maggiore

Barakiel divenuto I ‘Apostolo Tommaso

Armaros divenuto l’Apostolo Giuda Taddeo

Batarael divenuto l’Apostolo Giacomo Minore

Batarael divenuto l’Apostolo Bartolomeo

V – Perciò l’Eone Krestòs, il Baruch Gesù,

il Divino Maestro dell’Amore,

completò l’insegnamento di Hermete,

quello di Pitagora e quello di Mosè,

ed ampliò la Gnosi,

ammettendo ad essa tutti gli Uomini.

Egli insegnò l’Amore universale

e la pratica dell’Amore stesso

attraverso la pratica della Terapeutica;

impose le mani ai malati,

e fece che i suoi discepoli le imponessero,

guarendoli con dir loro: UPHLAZE! (Guarisci!).

Ed insegnò la pratica del disinteresse

e dell’altruismo dicendo:

“Non amate l’oro e argento

e il possesso di questo mondo,

perché questo mondo perisce e passa;

se non digiunate al mondo,

non attraverserete il Mar Rosso delle sette sfere,

non uscite dalle sette dimore dell’Ade.

E se non farete del sabato un vero Sabato

non rivedrete Propàtor,

né rientrerete nel Pleroma.”

Ed insegnò soprattutto la volontà di Liberazione

per il ritorno al Santo Pleroma, dicendo:

“Non esaltate i sette e i dodici,

gli Arconti di questo mondo,

poiché sono essi che vi impediscono

il ritorno al Pleroma.

Sollevatevi al di sopra dell’Heimarméne

dominando i vostri piaceri,

così non sarete vessati dalle disgrazie,

né sarete esaltati a fortune transeunti.

Non accettando più i doni degli Arconti,

non sarete più sballottati dagli alti e bassi

delle sinuosità del Serpente Dodecacefalo,

ma sarete stabili come pietra che sta.”

E raccomandò sette opere di Misericordia Corporale:

1) dar da mangiare agli affamati;

2) dar da bere agli assetati;

3) vestire gli ignudi;

4) guarire gli infermi imponendo loro le mani;

5) sostenere i pellegrini;

6) visitare i carcerati;

7) liberare gli indemoniati.

E predicò sette opere di Misericordia Spirituale:

1) insegnare la Gnosi;

2) confortare i dubbiosi;

3) perdonare le offese;

4) consolare gli afflitti;

5) ammonire i peccatori;

6) sopportare con pazienza le persone moleste;

7) pregare Propàtor per i vivi e per i morti, per il bene corporale e per la Gnosi

Sapienziale.

Ed insegnò ancora che l’uomo,

essendo separato in due,

il maschio e la femmina,

è pieno di tenebre,

ma quando avrà fatto di sé

una cosa sola, sarà pieno di luce.

Se i due saranno uno,

egli sarà diventato il Figliuolo dell’Uomo,

e allora se dirà:

“Montagna spostati” e la montagna si sposterà.

In quel tempo Gesù il Baruch, l’Eone Salvifico

disse inoltre:

“Quando farete che i due siano uno,

e farete l’interno come l’esterno

e l’esterno come l’interno,

e ciò che è su come quello che è giù,

e se farete il maschio e la femmina in uno solo,

in guisa che il maschio non sia solo più maschio

e la femmina non sia solo femmina,

allora rientrerete nel Pleroma.

Ciò potrete fare

mangiando sapientemente

i frutti Mem e Scin

dell’Albero della Scienza

del Bene e del Male,

affinché il loro equilibrio

vi porti a mangiare

del Pane stesso di Vita,

il benedetto frutto Aleph.

Beato il Serpente a faccia di leone

che l’uomo mangerà,

cosicché il leone divenga uomo,

ma abominevole è l’uomo

che il leone mangerà,

cosicché il leone divenga uomo”.

VI – E inoltre l’Eone Salvifico insegnò

che l’opera materiale della carne

con la quale gli ignoranti seminano

soltanto figli per gli Arconti,

può essere sacralizzata

in santa ierogamia e servire sapientemente

all’ascesa per le sette sfere secondo la Gnosi,

ricostituendo l’originaria androginia perduta dall’Adamo Qàdmon

con la discesa nel mondo hilico.

Tornando Eva in Adamo

cesserà per sempre la Morte

che essi meritarono per sé

e per la loro progenie

fin dalla loro separazione.

E Gesù il Baruch promise ai suoi, nove beatitudini:

1) a coloro che posseggono la Gnosi, perché desiderano fare ciò che piace Propàtor;

2) ai perseguitati a causa della Giustizia poiché di essi è il Regno dei Cieli;

3) ai miti perché possiederanno la Terra;

4) a coloro che piangono perché saranno consolati;

5) a coloro che hanno fame e sete di Giustizia perché saranno saziati;

6) ai misericordiosi perché otterranno misericordia;

7) ai puri di cuore perché vedranno Dio;

8) agli operatori di pace perché saranno chiamati Figli di Dio;

9) ai poveri di spirito mondano, perché ad essi appartiene il Regno dei Cieli.

VII – E poiché le turbe lo imploravano:

“Eone Krestòs, Pantocratore,

AZREILONEIA (o Soccorso Divino)!

KARNI (mia forza)!

Dacci oggi il Pane di Vita che riservi ai Tuoi Discepoli!”

L’Eone Salvifico Gesù il Baruch

concesse loro, in luogo dei frutti Mem e Scin

dell’Albero della Scienza,

il proprio Divino Corpo e il proprio Divino Sangue,

che innestandosi sul loro corpo e il loro sangue,

li avrebbero tratti in alto anche senza la Scienza

e la stessa unzione di Hermete,

per il solo effetto della Fede e del Battesimo.

E così I’Eone Salvifico, Krestòs il Pantocratore,

secondo le promesse distrusse la Morte

per gli uomini di Buona Volontà

e uccise le Tenebre, liberandoli dal Male.

Egli aprì dinnanzi a tutti le porte di ciascun cielo

per mostrarci Propàtor, il Re in eterno

e guidò i suoi dinanzi a Lui in veste pura.

Il cancello del Giardino dell’Eden

che era stato chiuso dall’epoca

della cacciata di Adamo ed Eva,

i primi progenitori,

e guardato dal terribile Cherub

dalla spada fiammeggiante

fatta di lune crescenti e calanti alternate

e capace di separare l’anima dal corpo,

era stato aperto a tutti,

poiché il Corpo e il Sangue salvifico

del Baruch Gesù sono il frutto stesso Mem e Scin,

doppio e alternato, dell’Albero Gnostico della Scienza.

E Ialdabaoth, l’Eone dalle sette teste coronate,

volendo impedire il ritorno al Pleroma,

sia di tutti gli uomini, che dello stesso Eone Salvifico,

provocò il supplizio sull’Albero Maestro della Croce,

dalle sette mele di fuoco, del corpo umano e hilico,

con l’effetto di proiettare nel Pleroma

il suo Spirito di Dio Salvatore.

Ciò Ialdabaoth potè fare

avendo appunto preteso come fin dall’inizio pattuito,

il supplizio del Baruch Gesù

sull’Albero stesso delle mele di Fuoco

concesse a tutti gli uomini

come prezzo per il nuovo beneficio loro accordato.

E il Pantocratore Salvifico,

prima di lasciare il suo Corpo hilico,

affidò Maria, la Divina Sophia all’Apostolo prediletto Giovanni,

che divenne così il Custode Invisibile della Gnosi.

Tornando quindi al Pleroma,

l’Eone Krestòs fracassò

Resh la porta plumbea di Henosis nella Sephira Ghedula.

E Daleth, la porta di stagno di Autophies, nella Sephira Ghebura.

E Kaph, la porta di ferro di Hedonè, nella Sephira Tiphereth.

E Ghimel, la bronzea porta di Akinetos in Netzà.

E Phé, la porta mercuriale di Henkrasis in Hod.

E Beth la porta argentea di Monoghenés in lesod.

E Tau, la porta aurea di Makarìa in Malkuth.

Tuttavia Egli lasciò a custodia delle sette porte infrante,

perché non venissero mai più richiuse,

sette Eoni di Luce:

Thartharaoth (Sciabtaiel) al cielo di Saturno;

Erethaoth (Zadkiel) a quello di Giove;

Thauthabaoth(Unel) a quello di Marte;

Anael a quello di Venere;

Raphael a quello di Mercurio;

Gabriel a quello della Luna;

lmxeal (Michael) a quello del Sole.

lì sigillo del vizio Capitale,

dono dell’Arconte di ciascuna sfera,

sarà rotto con l’aiuto dell’Eone di Luce

ad esso opposto nella stessa sfera,

e i possessori della Gnosi,

come gli uomini di Buona Volontà

da essi trascinati nell’Ascesa

in virtù del Sacrificio del Pantocratore,

ascendendo di cielo in cielo

renderanno a ciascuno degli Arconti

le passioni che avevano ricevuto in dono

nella loro discesa verso l’incarnazione hilica,

ricevendone in cambio dall’Eone di Luce,

l’opposta virtù e vesti pure.

Al settimo cielo essi affronteranno

e vinceranno Nahash,

il Serpente dodecacefalo di nome Ialdabaoth

per giungere all’ottava sfera,

quella delle stelle fisse,

da cui il nucleo puramente pneumatico dell’anima

può ascendere per duodemplice cammino

al Santo Pleroma di Propàtor.

E i dodici Eoni di Luce

nell’ascesa al Pleroma per l’ Ogdoade sono:

Per l’Ariete: Parakletos, in Hè;

Per il Toro: Pistis, in Vau

Per i Gemelli: Patrikos, in Zain;

Per il Cancro: Helpis, in Heth;

Per il Leone: Metrikos, in Theth;

Per la Vergine: Agapé, in Jod;

Per la Bilancia: Aeinous, in Lamed;

Per lo Scorpione: Synesis, in Nun;

Per il Sagittario: Ekklesiastikòs, in Samech;

Per il Capricorno: Makariotes, in Gnain;

Per I ‘Acquario: Theletos, in Tsade;

Per i Pesci: Sophia, in Qòph.

VIII – Apparso tuttavia ai Discepoli

col suo Corpo di Gloria, proprio del Pleroma,

prima di risalire definitivamente a Propator,

rivelò il destino dell’Uomo e le sorti della Chiesa;

assegnò i compiti agli Apostoli,

e indicò questi segni come propri

a coloro che riusciranno a salvarsi:

scacceranno i demoni servi degli Arconti;

parleranno nuove lingue:

maneggeranno i serpenti;

se berranno qualche veleno, questo non nuocerà loro;

imporranno le mani ai malati e li guariranno.

E istituì inoltre dodici sacramenti per la salvazione

e la liberazione degli uomini di Buona Volontà:

1) il Battesimo dell’Acqua;

2) il Battesimo dell’Aria;

3) il Battesimo del Fuoco;

4) l’Unzione Sapienziale;

5) l’Espiazione purgante;

6) L’Eucarestia;

7) l’imposizione terapeutica delle mani;

8) l’Esorcismo;

9) l’Ordine sacro;

10) l’Iniziazione all’Ascesi in coppia, o Matrimonio;

11) la Consacrazione Regale e Vescovile;

12) l’Estrema Unzione Terapeutica.

E a Pietro che era stato Artaqìfa,

fu confidato il gregge del Pantocratore

figlio di Propàtor,

perché lo conducesse per le vie del mondo visibile;

mentre a Samiaxas divenuto Giovanni di Parmo,

fu confidata la Sapienza segreta della Gnosi

e la sua trasmissione,

che prima era stata affidata

ad Enoch e ad Elia.

IX – L’Eone Salvifico, il Figlio di Propàtor,

aveva scritto in un piccolo Libro,

su un rotolo inesauribile

capace di non finire mai,

tutto il percorso della risalita al Pleroma,

per affidarlo a Giovanni di Parmo

che Lui aveva fatto custode

e depositaria della Gnosi,

e che Io intitolò Apocalisse.

A Lui Egli apparve fra i sette candelabri,

uno per ciascuno dei sette cieli da ascendere,

e gli ordinò di scrivere ai sette Eoni di Luce

delle Sette Chiese d’Asia,

quelli che aveva posto a guardia

delle sette porte da Lui infrante,

perché non venissero più chiuse.

E gli additò il Libro della Gnosi,

scritto sul rotolo inesauribile,

come il cibo della Vita riservato

ai Sacerdoti della Gnosi;

da divorare misurando sapientemente i tempi;

e che è simile ad acqua viva

che sta fra due colonne di fuoco,

l’una poggiante sul mare e l’altra sulla terra,

come i rami Mem e Scin dell’Albero della Scienza.

Alle labbra esso è dolce come il miele.

Quel Libro insegna il modo di aprire

i sette sigilli del Libro dell’Agnello

e con esso le porte dei sette cieli,

ciascun cielo avendo a sua volta sette gradi,

mentre al settimo cielo sette Eoni di Luce

suonano sette trombe annunciatrici di liberazione.

E che i sette doni degli Arconti,

che sigillano le sette sfere, le tristi dimore dell’Ade:

Avarizia in Saturno;

Invidia in Giove;

Ira in Marte;

Lussuria in Venere;

Gola in Mercurio:

Accidia in Luna;

Superbia in Sole, si spezzano con la pratica delle opposte virtù:

Fede, Speranza, Carità, Prudenza, Giustizia, Fortezza, Temperanza.

E che nel perfetto equilibrio

il Santo Paracleto concede

per le sette sfere superate sette Doni Divini:

per Saturno il Timor di Dio;

per Giove il Consiglio;

per Marte la Fortezza;

per Venere la Pietà;

per Mercurio la Scienza;

per Luna la Sapienza;

per Sole l’Intelletto.

Esso dice inoltre della divina Sophia Lunare,

arricchita di duodemplice luce solare

e ripiena del Reuccio di Aleph,

termine medio di equilibrio fra

Sole Scin e Luna Mem;

che è minacciata dal Dragone rosso Ialdabaoth

dal corpo di serpente e dalla testa di leone,

con sette teste diademate, una per pianeta;

fornito di dieci corna, l’una per la luce solare Scin,

l’altra per la luce lunare Mem;

una terza Aleph per la luce mista,

le altre sette per le luci dei sette pianeti.

E dice anche come essa partorisca

il Figlio equilibratore e ottenute quindi le ali,

si faccia volatile ed inafferrabile per

il serpente di fuoco.

Esso dice inoltre che la bestia demiurgica

simile al leopardo,

ostacola l’uomo nella sua risalita al Pleroma,

quarantadue volte, sette volte all’anno per sei anni,

quanti ne occorrono per ascendere per i primi sei cieli.

E che I’Heimarméne di Ialdabaoth, la prostituta di Babilonia,

assisa sui sette monti dei sette Arconti,

cadrà vinta dall’Agnello assiso in cima alla piramide dai sette gradini,

riproducente i sette cieli dell’Ascensione al Pleroma,

sul libro dei sette sigilli,

sigilli costituiti da passioni dono degli Arconti,

che si dissuggellano con le corrispondenti Virtù,

le quali si ottengono in premio dai sette Eoni di Luce;

mentre i ventiquattro Vegliardi,

corrispondenti alle ventiquattro semilunazioni dell’anno

e alle ventiquattro ore del giorno,

si prostrano coi quattro animali santi dei quattro elementi

e delle quattro stagioni dell’anno.

E promette che quanto l’Umanità

sotto la guida dei Maestri della Gnosi

e grazie alla loro anagogia lo avrà meritato,

il Santo Pleroma scenderà

sul mondo hilico celeste e terrestre,

plasmandolo a sua immagine

in forma di cubica Gerusalemme Celeste

sormontata dalla Piramide eptagraduata,

con dodici porte, tre per lato, una per mese,

illuminata dall’Agnello;

sulla quale non scenderà mai la notte,

perché essa riproduce i gradi stessi della Gerarchia dell’Essere.

E allora l’Albero della Vita,

reso accessibile a coloro che hanno compiuto

la risalita dei sette cerchi,

darà annualmente dodici mele di fuoco.

Poiché Colui che infranse le sette porte dei sette metalli

e ne spezzò i chiavistelli,

insegna a tutti i giusti la via del ritorno

e tutti trae in alto con la sua forza invincibile:

consentendo anche a coloro

che non posseggono la Scienza di Hermete,

né l’Unzione Gnostica, di ascendere al Pleroma

grazie all’innesto Salvifico della carne e del sangue dell’Agnello,

operante attraverso l’Opera dei Sacerdoti della Gnosi

a centuplicare il potere e la rapidità dell’Anagogia.

X – E così Giovanni, l’antico Samiaxas

resterà nell’invisibile sulla terra fino agli ultimi giorni,

fino alla consumazione dei tempi

a sovrintendere all’insegnamento della Gnosi;

e Pietro, caduto nel mondo hilico in un tempo lontano,

quando ancora aveva nome Artaqìfa

tornerà fino ad allora molte volte sulla terra,

come Pastore e come Sovrano,

per diffondere e radicare l’insegnamento

delI’Eone Salvifico, il Pantocratore Krestòs.

E quando la parola delI’Eone Figlio di Propàtor

sarà diffusa su tutta la terra,

e a Ialdabaoth sarà rimasto poco spazio

per la sua antica funzione di carceriere

pur avendo egli continuamente lottato contro la Gnosi

riuscendo anche a spezzettare

in mille parti l’Ekklesia di Pietro;

lo stesso Ialdabaoth prenderà un corpo di carne

per combattere di persona nel mondo hilico,

il suo antico Regno mal acquistato,

l’ultima battaglia contro la Gnosi,

come Anticristo incarnato,

dopo aver creato il disordine

e portato la confusione e lo scompiglio

fra i popoli e le Chiese.

Sulla terra Ialdabaoth non incontrerà ostacolo alcuno,

e trionferà ovunque, contrastato solo da Enoch ed Elia,

che erano stati Metatron e Sandalphon

prima di essere al fianco deIl’Eone Salvifico

di tutti gli uomini, coi nomi di Pietro e di Andrea;

e che Propàtor manderà sotto la guida

sempre invisibile di Giovanni, l’antico Samiaxas

a sbarrargli il passo e a sconfiggerlo

prima di permettere il riassorbimento

del mondo hilico nel Pleroma.

E il serpente antico, Ialdabaoth, l’Anticristo incarnato

ripeterà l’errore commesso

nella lotta contro I’eone Krestòs

ai tempi dell’Agnello,

e sacrificherà Enoch ed Elia,

gli antichi Artaqifa e Rameel

oramai divenuti Liberatori;

ciò che produrrà la vittoria definitiva della Gnosi

e permetterà la venuta seconda dell’Eone Krestòs

per l’instaurazione nel mondo celeste e in quello terrestre

del Regno di Propàtor;

che durerà fino alla consumazione dei secoli e degli Eoni.

Japhta raphta mounaer, mounaer, ermanouer ermanouer.

AMEN