Storia della Massoneria

Scuola di Atene

Gustavo Raffi“…la Massoneria è un Ordine Iniziatico che ha come compito principale la ricerca esoterica ed il perfezionamento individuale, attraverso il recupero della dimensione del Sacro.”

 

Avv. Gustavo Raffi

Ven.mo Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia

Individuare con certezza le origini della Massoneria è compito arduo che sfugge a qualsiasi pretesa di ricerca storiografica.

Alla Massoneria moderna ufficialmente si assegna come data di nascita il 24 Giugno del 1717, giorno in cui quattro Logge di Londra si riunirono per fondare la Grande Loggia di Inghilterra.

La semplice constatazione del fatto che alla data menzionata esistessero delle Logge preesistenti alla fondazione della Grande Loggia indica con chiarezza che le origini della Massoneria vadano anticipate.

Le ipotesi più comunemente accettate vorrebbero la Massoneria diretta discendente delle Gilde medievali, le corporazioni di liberi muratori che ebbero un grande ruolo nella costruzione delle grandi Cattedrali Romaniche e Gotiche europee e che custodivano gelosamente le proprie competenze tecniche.

Queste corporazioni si riunivano in Logge, ed erano strutturate al loro interno secondo un preciso ordine gerarchico, dividendo i propri membri in Apprendisti, Compagni e Maestri d’Arte.

Dal XVI secolo in poi cominciarono a partecipare alle riunioni delle Logge diversi Liberi Muratori non operativi, detti anche accettati.

Si trattava principalmente di eruditi che volevano condividere il sapere di queste antiche confraternite pur non esercitando direttamente il mestiere.

Il loro apporto e la loro visuale spirituale degli insegnamenti avrebbe dato col tempo origine alla Massoneria Speculativa, che facendo suo il simbolismo dell’arte muratoria lo assumeva come allegoria degli insegnamenti più profondi che nelle logge venivano trasmessi.

Nelle antiche corporazioni medioevali infatti il sapere esoterico era interamente connesso con l’arte stessa del costruire, e le opere dei Maestri Muratori risultano delle manifestazioni di tale sapere, come si può ben individuare nel simbolismo di cui le grandi Cattedrali sono tuttora l’esempio più luminoso.
Nei quasi tre secoli trascorsi dalla fondazione della Gran Loggia di Londra (1717), che segnò formalmente o convenzionalmente l’atto di trapasso dall’antica massoneria di mestiere o operativa a quella moderna o speculativa, sono state proposte varie teorie a spiegazione della specificità di essa rispetto a tutte le altre organizzazioni di mestiere, consistente nel suo patrimonio simbolico ed esoterico.
Sono stati chiamati in causa il sacerdozio egiziano, i misteri eleusini, i pitagorici, gli esseni, le sette gnostiche e zoroastriane, il mitraismo, i druidi, il sufismo persiano e arabo, la qabbalah ebraica, i Templari, i catari, i Fedeli d’Amore, gli alchimisti, l’ermetismo rinascimentale, i Rosa Croce: in breve, l’intero retroterra esoterico della civiltà occidentale e del vicino Oriente.
Nonostante una pluralità di sorprendenti affinità e talvolta di coincidenze, nessuna vera prova sussiste in merito a eventuali rapporti di identità o di continuità tra qualcuno di questi supposti antecedenti e la massoneria.
Diverso è il discorso per quanto concerne l’influenza che alcuni di essi possano aver esercitato nel processo di formazione della massoneria moderna, con riguardo soprattutto agli ultimi sopra menzionati.
Evidenti innesti da talune eredità sapienziali, anche remote, sono ben attestati nella storia della massoneria ed emergono nitidamente dall’esame dei suoi rituali, in particolare per quanto concerne i diversi “sistemi ad alti gradi” che fin dalla prima metà del XVIII secolo vennero a stratificarsi sopra i gradi originari della massoneria di mestiere.
La massoneria soggettivamente si richiama a una tradizione iniziatica, trasmessa da uomo a uomo fin da epoche immemorabili, e perciò tale che la sua fondazione non può essere situata in un’epoca storicamente determinata né essere attribuita all’opera di un singolo uomo o gruppo di uomini.
Ne consegue che accanto alla storia reale della massoneria, per tale intendendo quella ricostruibile attraverso gli usuali strumenti della ricerca storica, ne sussiste o acquista rilevanza un’altra, anch’essa “storia” ma in senso molto peculiare, o più propriamente metastoria, che prescinde dal dato documentario e s’inscrive in un orizzonte diverso, nel quale i nomi, le date e gli avvenimenti s’inseriscono nella dimensione sacrale del simbolo e acquistano un significato “altro” rispetto a quello profano.
Le due “storie” non si escludono reciprocamente, ma confluiscono entrambe in una nozione di tradizione leggibile e decifrabile secondo almeno due ottiche diverse, quella della lettera e quella dello spirito, governate da scritture e da cifre non omogenee.
Nell’antichità gli esseri umani vivevano in un mondo in cui non vi era separazione tra “magico” e “scientifico”, la scienza stessa era una Scienza Sacra, e racchiudeva in sé tutto il sapere di cui gli uomini erano in possesso, un sapere in cui realtà fisica e realtà immateriale si fondevano.

La natura stessa era concepita come estensione e manifestazione simbolica dell’universo divino, e lo studio dei fenomeni naturali era interconnesso con la ricerca metafisica.

Finché in quello che oggi noi chiamiamo Occidente, all’incirca nel VI – V secolo avanti Cristo, si verificò una frattura.

Questa frattura si concretizzò nel mondo ellenico, dove per la prima volta gli eventi naturali vennero studiati separatamente dalle realtà metafisiche.

Gli eventi furono quindi indagati e analizzati cercando di scoprire le cause che li producevano, le cause fisiche, e all’interno della natura si vollero trovare tutti gli elementi sufficienti per potere dare una spiegazione logica ad ogni fenomeno.

Fu una frattura rivoluzionaria, da allora la fede e la ragione avrebbero preso due direzioni opposte, apparentemente inconciliabili, mentre veniva messo a punto il processo cosiddetto induttivo, ovvero quel processo che porta alla “verità” in seguito all’osservazione e allo studio.

La verità come fine, quindi, in contrapposizione al processo inverso, quello deduttivo, il quale avendo come punto fermo e di partenza una verità colta per intuizione, si basava su di essa per interpretare tutti i fenomeni, di conseguenza.

A simboleggiare questo passaggio ancora oggi si usa fare riferimento ai due grandi maestri della filosofia greca classica, ovvero Platone e il suo allievo Aristotele.

Platone raccolse e tramandò il sapere arcaico che era comune a tutte le grandi civiltà antiche; la sua visione del mondo prevedeva una realtà metafisica che rappresentava il vero mondo, il mondo delle idee, gli ideali e le immagini eterne che fungevano da modello di ogni cosa creata.

Per Aristotele invece l’essenza delle cose stava nella materia stessa: non bisognava più fare riferimento ad un mondo “altro”; lo studio della materia poteva portare alla conoscenza.

Questo passaggio, definitivo per il successivo sviluppo di tutto il nostro sapere moderno e contemporaneo, verrà splendidamente sintetizzato nel rinascimento da Raffaello nella sua celebre Scuola di Atene, dove i due grandi maestri, uno a fianco dell’altro, al centro della scena discutono del creato.

Platone e Aristotele

 

Platone viene rappresentato come anziano, incarna il sapere antico, ieratico, e con l’indice destro indica l’alto, suggerendo dove si trovi l’essenza del reale. Aristotele, giovane ed energico, con il palmo della mano indica invece con decisione il basso, la terra, sintetizzando così il suo pensiero: la verità si trova dentro il creato, nella materia.

Il pensiero scientifico occidentale ebbe così inizio, e il sapere arcaico si occultò, divenne nascosto, divenne esoterico.

La ricerca che segue non avrà come scopo la dimostrazione della reale fondatezza del sapere esoterico, trattandosi di un campo che non è possibile affrontare con i criteri dello studio razionale contemporaneo.

Tuttavia, le tesi che verranno esposte si basano sulla consapevolezza che nella nostra società tuttora esistono organizzazioni che si dedicano allo studio del sapere arcaico ed esoterico nella piena convinzione della sua veridicità.

Tutto questo nonostante la maggioranza di noi sia convinta di vivere in un mondo secolare, un mondo in cui le pratiche religiose o addirittura superstiziose siano esclusivo appannaggio delle classi meno istruite della società.