Il pensiero simbolico

Il pensiero simbolico

Carissimi Fratelli,

l’idea su cui poggia la Tavola che sto per presentarvi non è ovviamente originale; ho cercato di “mettere insieme” concetti ed idee che spesso nell’uso comune vengono tenuti separati o utilizzati in ambienti e contesti diversi.

In qualche modo, questa procedura ha generato un’idea che potrebbe essere nuova; forse nessun altro finora l’ha pensata.

Tranquilli, non sono impazzito, né penso di essere diventato chissà quanto geniale; possiamo dare per certo che saranno stati in tanti ad averla pensata.

Sto cercando di dirvi che, senza nessun altro strumento che il pensiero, ognuno di noi può creare concetti, idee, astrazioni che un momento prima potrebbero non essere esistiti.

Non abbiamo bisogno neanche che siano concrete; è sufficiente che noi le pensiamo per avere la sensazione che siano vere al punto tale che possiamo dedicare ad essere ore del nostro tempo.

Alla fine può emergere una conclusione che può dare origine a nuovi processi di pensiero.

Per esempio, dall’osservazione che nell’arco dell’anno le stagioni si susseguono ininterrottamente in accordo con quanto ci è stato tramandato dai nostri predecessori, e dal fatto che a fine dicembre le ore di luce iniziano ad aumentare e più avanti le giornate incominceranno ad esser meno fredde, abbiamo dedotto varie cose.

Nel tempo, non solo abbiamo capito che dovevano incominciare ad organizzarci per seminare con lo scopo di avere raccolti fruttuosi in estate, ma anche abbiamo introgresso questo fenomeno naturale e abbiamo pensato che possiamo vivere questo evento di rinnovamento della natura dentro di noi.

“Indossiamo le armi della Luce” ci scrisse il nostro Maestro venerabile nel giorno del Solstizio d’inverno qualche settimana fa nell’invitarci a gettare via le opere delle tenebre.

Anche il fenomeno biologico più naturale e ineluttabile, cioè il ciclo della vita e della morte, noi possiamo trasfigurarlo fino a “vivere la morte”.

Nel gabinetto di riflessione abbiamo lasciato, insieme con i metalli, la nostra vita così come fino ad allora l’abbiamo vissuta con le sue debolezze profane per poter viverne una nuova rinascendo nella vita iniziatica.

Questo modo di fare, cioè che noi possiamo trasfigurare eventi e fatti naturali, è talmente comune da apparire addirittura ovvio; eppure non lo è.

E’ comune solo per noi umani; non c’è altro essere vivente che possa farlo.

“Mettere insieme” è una locuzione verbale che in greco antico si tradurrebbe con il verbo “sumballein”, da cui il sostantivo “sunbalon”, e da qui la parola “simbolo”.

Sappiamo che il “sunbalon” serviva per fare riconoscere due persone che ne avevano un pezzo ciascuno, che facevano combaciare per riconoscersi.

Noi oggi usiamo questa parola fondamentalmente per “mettere insieme” un oggetto concreto e un’idea astratta.

Infatti sul nostro sito si definisce SIMBOLO un oggetto, individuo o altra cosa concreta che può sintetizzare ed evocare una realtà più vasta o un’entità astratta, un emblema.

Ma un simbolo può derivare anche dal mettere insieme due diversi simboli; per esempio la squadra che il M.V. porta come gioiello è l’unione del filo a piombo con la livella: il cercare dentro noi stessi in profondità equilibrio e stabilità (il filo a piombo) e il trovare la misura del quotidiano e l’appianamento degli ostacoli derivati dal nostro ego (la livella) fanno si che l’iniziato possa realizzare la sua opera nel Tempio del suo cuore (la squadra).

L’insieme di questi simboli con molti altri costruiscono la struttura figlia del pensiero tramandatoci dai Fratelli  che ci hanno preceduti.

Tale è la Libera Massoneria moderna.

E’ definita anche come Massoneria simbolica, perché noi Massoni consideriamo i nostri templi pieni di simboli come luoghi privilegiati di riflessione e ci sforziamo di vivere intensamente dentro di noi la tradizione costruita da un insieme di mezzi simbolici consacrati che ci facilitano nella presa di coscienza di principi universali.

Prima dicevo che solo noi umani siamo capaci di avere pensieri simbolici.

Qui bisogna essere chiari: dobbiamo distinguere le manifestazioni a carattere culturale e tecnologico (per esempio le pietre scheggiate, la cupola di Michelangelo, i grattacieli di Manatthan, la caccia organizzata), che vengano fatte risalire a Homo Abilis e che sono diffuse nel mondo animale (si pensi alle dighe nei corsi d’acqua costruite dai castori, ai nidi delle termiti, delle api e della vespe, ai sistemi di caccia dei leoni e dei lupi, non diversi da quelli utilizzati dai nostri) dal pensare per simboli che si è sempre ritenuto che nasca con Homo Sapiens moderno.

E la mia sensazione è che l’uomo moderno deve essersi reso conto di avere questa capacità molto tempo prima dell’inizio dell’era tecnologica (che potremmo far risalire alla nascita dell’agricoltura, circa 10.000 anni fa); si sentì diverso dagli altri animali e proiettò questa diversità come dono divino.

Da sempre sono convinto che questa nostra capacità discenda dall’evoluzione biologica della nostra specie.

Niente di più, purtroppo.

Siamo soli con la consapevolezza delle nostre peculiarità.

A dire il vero è stato proposto, e c’è chi pensa che sia stato dimostrato, che anche l’uomo di Neanderthal fosse capace di pensiero simbolico: usava collane di conchiglie e si colorava il corpo con sostanze di colore giallo, rosso e viola ottenute da minerali di varie tonalità cromatiche, e prima di incontrare Homo Sapiens.

Il pensiero simbolico è la punta avanzata dell’evoluzione umana.

Ecco perché noi Massoni dobbiamo essere fieri di lavorare sui simboli che la Tradizione ci ha consegnato e ci chiede di conservare come patrimonio di uomini liberi e di buoni costumi.

Fr:.

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